Rovereto (TN) 08-06-1902 Milano (MI) 22-06-1986

scultore, ceramista, pittore

La sua formazione ha inizio a Firenze, città di cultura europea, dove Melotti ha la possibilità di ammirare le grandi opere d’arte dei maestri italiani quali Giotto, Simone Martini, Botticelli, Donatello e Michelangelo.
Il biennio trascorso in un’altra città toscana come Pisa, permette al giovane Melotti di assimilare lo spirito delle notevoli opere architettoniche, delle sculture romaniche e gotiche (Nicola e Giovanni Pisano), contemporaneamente ai corredi preziosi del Medioevo (capitelli e rilievi, mosaici e smalti, tessuti e avori). Tutto un mondo iconografico e stilistico che affiorerà qua e là nelle sue ceramiche smaltate e nei suoi teatrini.
Comincia ad interessarsi alla scultura frequentando a Torino lo studio dello scultore Pietro Canonica.
Partito da una figurazione novecentesca come l’amico Lucio Fontana (entrambi allievi del Wildt), eseguì dapprima disegni (1932-33) e poi sculture richiamandosi ai principi dell’astrattismo di cui fu uno dei più autorevoli esponenti (Composizione astratta, 1935, Torino, Gall. Civ. d’Arte Mod.; Scultura n. 15, Roma, Gall. Naz. d’Arte Mod.; Scultura n.17, Milano, Civ. Mus. d’Arte Cont.); il rigore astratto, basato su una ricerca di rapporti armonici alla quale non erano certo estranee la passione e la conoscenza della musica, non venne però mai a mortificare in senso purista l’acuta tensione lirica.
La sua era una scultura fatta di elementi lineari e geometrizzanti dai quali era esclusa, come da lui esplicitamente dichiarato, ogni “modellazione” in favore di una assoluta purezza formale ( e non è escluso che a tale ricerca di una misura e di un ordine razionali abbiano contribuito la sua laurea in ingegneria e i suoi studi di musica).
Intorno agli anni ’30 inizia il suo lungo sodalizio con Lucio Fontana, successivamente conosce Gio Ponti e per suo tramite inizia la collaborazione con la Richard-Ginori, nelle manifatture di Doccia (FI) e San Cristoforo (MI), realizzando piccoli oggetti e sculture in porcellana e maiolica che saranno presenti alle varie Triennali dei primi anni Trenta. Dal 1932 insegna e poi dirige la Regia Scuola d’Arte di Cantù, ora Istituto Statale d’Arte I.S.A. Cantù.
Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano: espone nel reparto tessuti, pizzi e ricami della Ditta De Angelis Frua insieme a Fontana, Gaspari, Bacci, Negrin, Nizzoli.
Nel 1934 entra a far parte degli astrattisti (Fontana, Licini, Reggiani, Veronesi) sostenuti dalla Galleria Il Milione, e l’anno successivo espone la prima personale alla Galleria del Milione con diciotto sculture astratte.
Nel 1937 consegue in Svizzera il Premio Internazionale La Sarraz.
Dal 1943, per oltre quindici anni, si dedica quasi esclusivamente al lavoro ceramico raggiungendo esiti di raffinatissima qualità (Lettera a Fontana, 1944, Milano, coll. priv.) e realizza, già a partire dal 1931, la serie dei Teatrini in terracotta colorata e polimaterici (Il sonno di Wotan,1958, Trento, Mus. d’Arte Mod. e Cont.).
Negli anni Cinquanta Melotti si dedica prevalentemente alla decorazione in ceramica per interni, collaborando con Giò Ponti e altri architetti a grandi commissioni pubbliche e private.
Nel 1951 riceve il Gran Premio della Triennale, nel 1958 ottiene la “Grande medaglia d’oro ad artefice italiano” del Comune di Milano e nel 1959 riceve la medaglia d’oro di Praga.
Nel 1961 Melotti invitato a interpretare il tema dell’ “Evoluzione della forma dell’artigianato”, compone una superficie alta 12 metri accostando 800 lastre di ceramica ognuna diversa dall’altra; per il settore “Fonti di energia” Fontana realizza invece un arabesco e un soffitto al neon.
Nel 1964 Riceve la medaglia d’oro di Monaco di Baviera e nel 1967 partecipa alla collettiva Arte Moderna in Italia 1915-1935 a Palazzo Strozzi (Firenze), in occasione di questa mostra il Comune di Firenze gli conferisce il Fiorino d’oro. Nel 1971 è presente in una mostra collettiva al Museum of Modern Art di New York.
Nel 1974 riceve il Premio Rembrandt, giudicato il Nobel delle arti, dalla Fondazione Goethe di Basilea. Nella rosa dei candidati erano inclusi anche Chillida, Barbara Hepworth e Wotruba. Nel 1977 gli viene attribuito il Premio Europeo Umberto Biancamano.
Il 22 giugno del 1986 muore a Milano nell’abitazione di Corso Magenta.