L’antica tradizione ceramica toscana

Tra l’arte, la natura e la tradizione, questo itinerario vi presenta quattro delle città dalle belle storie ceramiche italiane.

 

Il centro più importante del Mugello, che ricalca il sito della romana Anneianum, Borgo San Lorenzo vanta di una solida organizzazione industriale. Una produzione peculiare fu quella delle manifatture L’Arte della Ceramica e Fornaci San Lorenzo, specializzate in ceramiche e vetrate, legate al talento creativo di Galileo Chini che utilizzava la maiolica per le sue produzioni.

 

La produzione ceramiche è documentata a partire dal XIV secolo, con diverse fornaci e lo sviluppo di ceramica ingobbiata secondo i più noti moduli tecnico – decorativi dell’epoca.

Nel XVI secolo questi prodotti presentavano semplici decorazioni eseguite con un ingobbio color crema e il pennello. L’uso di rivestire con un sottile ingobbio le parti invetriate delle “mezzine” serviva a rendere la superficie di un colore brillante.

Di particolare bellezza sono i manufatti di Borgo San Lorenzo dipinti o graffiti in policromia, soprattutto grazie all’utilizzo del colore azzurro, che diventa un elemento caratteristico di questa località.

 

L’attività produttiva della famiglia Chini viene documentata all’interno del Museo Comunale della Manifattura Chini. Il percorso espositivo rappresenta campioni di ceramiche, vetrate, disegni, decorazioni e ricostruzioni della produzione delle due manifatture.

Il museo rientra a far parte del sistema museale territoriale Museo Diffuso Mugello.

 

Un altro importante centro industriale a nord di Firenze, tra la piana e la fascia collinare, è Sesto Fiorentino.

Le tracce più evidenti della sua storia furono lasciate dagli Etruschi, che abitarono e coltivarono questa terra.

 

La produzione ceramica in questo territorio risale alla fine del V millennio a.C.

La storia della ceramica sestese, in epoca moderna, ebbe inizio con la fondazione della Manifattura Ginori avvenuta intorno al 1737: fabbricava maioliche e porcellane di grande pregio artistico, per le quali era conosciuta in tutta Europa. L’azienda venne, nel 1896, acquistata dal gruppo Richard.

Nella stagione del liberty la Richard – Ginori fabbricò opere di grande pregio.

 

L’attività produttiva di questa zona viene documentata nel Museo di Doccia. La collezione raccolta in questo museo ha la sua origine nel primo nucleo di statue in porcellana bianca di grandezza naturale.

Il museo conserva una raccolta unica al mondo di calchi in cera risalente al XVIII e XIX secolo.

 

La prossima tappa del nostro itinerario è Montelupo Fiorentino. Scavi e ricerche iniziate negli anni 70 hanno messo in luce l’esistenza di stazioni all’aperto che risalgono all’intero arco cronologico del Paleolitico e del Mesolitico.

Il castello di Montelupo venne costruito nel Medioevo: in questo periodo inizia il forte sviluppo della lavorazione della ceramica smaltata che diventerà in breve l’attività predominante di Montelupo.

 

Anche in questa zona sono stati ritrovati molti reperti etruschi che testimoniano l’attività ceramica nel territorio. Tra le ceramiche si notano il vasellame a vernice nera con decorazione sovra dipinta e una serie di brocche per l’acqua rinvenute in una cisterna.

All’età romana, invece, risalgono i materiali anforici: un ritrovamento che attesta un flusso di commerci di notevole ampiezza e importanza storica. Risalgono, infine, al periodo medievale una serie di brocche per l’acqua e un olifante in terracotta (corno da caccia, solitamente ricavato da una zanna d’elefante).

 

La maiolica di Montelupo è esposta nel Museo della Ceramica che vanta un percorso museale che si articola su due piani e comprende una collezione di opere ceramiche che vai dal ‘300 al ‘700. I corridoi di entrambi i piani offrono una ricostruzione cronologica della storia dell’arte ceramica e un percorso per non vedenti con mattonelle tattili. Ogni sala tratta di un tema specifico. Il museo è inoltre dotato di un percorso per i più piccoli con attività interattive adatte a tutte le età.

 

L’ultima tappa del tour ci porta sui verdi colli fiorentini, tra le valli dei fiumi Greve ed Ema, dove si trova Impruneta. Nel Medioevo la città divenne capoluogo di una lega del contado fiorentino.

L’Impruneta ebbe come centro aggregatore la pieve di S. Maria, fondata nel 1060 sul luogo di un tempio etrusco – romano. L’edificio ha al suo interno due edicole decorate con terrecotte invetriate, mentre all’altare si trovano terrecotte robbiane.

 

L’antica arte di lavorare le terre argillose per ricavarne manufatti è testimoniata nell’area dell’Impruneta fin dal Medioevo. La terracotta è un elemento fondamentale dell’identità culturale della comunità imprunetina e si può parlare di una vera e propria “civiltà del cotto”.

La terracotta dimostrò di possedere possibilità espressive pari al marmo, al bronzo e al legno. Tutti i più grandi scultore fiorentini si cimentarono con questo materiale, in particolare Donatello e Brunelleschi.

 

Le fornaci, in questa zona, si trovavano lungo i corsi d’acqua, dove abbondavano le materie prime.

I fornaciai imprunetini furono coinvolti sempre più da artisti e architetti in realizzazioni monumentali e decorative a Firenze. Le maestranze imprunetive, nella grande città, lavorarono anche alle cupole del complesso laurenziano e alla balaustra di palazzo Corsini. Il materiale si diffuse come elemento di decoro per interni ed esterni, per esempio per la pavimentazione di piazza della Signoria.

 

Ancora oggi, all’Impruneta, vi sono fornaciai che lavorano seguendo vecchi metodi e, anche nell’ambito delle grosse imprese, trova spazio la produzione di manufatti particolari nella forma e nella lavorazione, spesso anche su commissione.

 

 

Per organizzare la vostra visita, vi consigliamo di rivolgervi agli Uffici Informazioni Turistiche delle varie città, che troverete in questo portale, nelle pagine dedicate alle città.

 

Fonti

Ricerche e censimenti del progetto Mater Ceramica

AiCC e Touring Club Italiano (a cura di) (2019), Le città della Ceramica, Milano, Touring Editore