Nel centro antico di Salerno, lungo via Duomo si incontra vicolo Cassavecchia che conduce in un grazioso larghetto dove nel 1987, nei terranei di un settecentesco fabbricato, è stata aperta al pubblico la Collezione Ceramiche A. Tafuri. I locali adibiti ad ospitare il piccolo museo furono recuperati negli anni ’70 dall’omonimo fondatoree si presentano come una complessa rete di ambienti coperti da volte di diverse tipologie e pavimentati con basoli  in pietra lavica e cotto di Ogliara. Il Museo è organizzato in cinque sezioni dedicate alla ceramica vietrese e salernitana dal XVI II al XX secolo, attraverso le quali è possibile definire una classificazione tipologica della produzione locale e una testimonianza diretta delle trasformazioni di costume e di abitudini che si sono avute nel contesto socio-economico del nostro territorio.  Il percorso espositivo parte con la sezione dei reperti più antichi, frammenti di vasellame e stoviglieria di uso quotidiano, recuperati nel centro storico a seguito di lavori di ristrutturazione di antichi palazzi, di scavi effettuati durante i lavori pubblici per la manutenzione delle strade o nelle discariche pubbliche tra i materiali di risulta dei cantieri. Gli esemplari esposti come boccali, giarretelle, piatti, vasetti, ogliaruli, caponcelli costituiscono una ricca documentazione materiale della tipologia di oggetti prodotti tra il XVIII e il XIX secolo e del ruolo svolto dalla ceramica nelle tradizioni locali. La sezione caratterizzante il museo è quella della riggiola attraverso un vero e proprio campionario di antichi pavimenti maiolicati risalenti al XVII secolo, momento magico per la produzione napoletana e al XVIII secolo, periodo di massimo splendore per il filone vietrese. Smaltate e decorate interamente a mano con motivi geometrici, naturalistici, a mosaico, a effetto marmo o legno, le riggiole, utilizzate per pavimentare e rivestire pareti in abitazioni, chiese, cappelle e conventi si presentano in forma quadrata con impresso sul retro il marchio della fabbrica di provenienza. Numerosi gli esemplari attribuibili a famiglie di riggiolari napoletani: Giustiniani, Chianese, Del Vecchio, Delle Donne, Stingo etc e più cospicuo il campionario dei produttori vietresi: Tajani, Punzi e Sperandeo.

La produzione devozionale, risalente ai secoli XVIII, XIX e XX secolo è presente nella terza sezione corredata di pannelli e targhe devozionali raffiguranti immagini mariane e di santi che testimoniano di una devozione popolare largamente diffusa sul nostro territorio.Tra i soggetti più ricorrenti figurano santi particolarmente presenti  nel culto locale (San Francesco da Paola , Sant’Antonio Abate, San Michele arcangelo, San Vincenzo Ferreri, San Francesco d’Assisi) e soprattutto la Madonna con o senza bambino, e altri personaggi, secondo la tradizione iconografica canonica (Madonna del Carmine , Immacolata, Addolorata). Integri appaiono gli esemplari ceramici del XIX secolo, presenti nella quarta sezione, dove oggetti di stoviglieria forgiati e decorati rigorosamente a mano come zuppiere, brocche, cannelieri, caponcelli, cache-pot, fiasche, giarre etc. documentano due differenti ambiti produttivi, la produzione di massa per l’esportazione (cosiddetta robbia siciliana) e la produzione fatigata realizzata su commissione e per la vendita al dettaglio.

L’ultima sezione è dedicata al periodo tedesco della ceramica vietrese, quando tra il 1920 e il 1947 alcuni artisti provenienti dal nord Europa (Germania, Olanda, Polonia) giunsero in costiera amalfitana e si stabilirono a Vietri sul Mare, affascinati dal luogo e dalla tradizione ceramica. Lavorarono nelle fabbriche locali dando inizio ad un periodo di rinnovamento di gusto e di stile. Tra gli artisti stranieri ricordiamo Riccardo Doelker, Irene Kowaliska, Margareta Hannash, Gunther Studemann ma anche molti artisti locali che, stimolati da questa corrente briosa di rinnovamento, divennero abilissimi in questo tipo di produzione come Guido Gambone, Giovannino Carrano, Vincenzo Procida, Enzo Rispoli, Andrea D’Arienzo. Documentano questa fase pannelli e mattonelle artistiche, piatti, oggetti d’uso quotidiano come servizi da te e da caffè. Infine il museo è dotato di una biblioteca specialistica dove è possibile consultare una ricca raccolta di volumi di storia dell’arte ceramica, manuali e riviste di grande interesse didattico per gli studiosi dell’artigianato.