Al 2018 il Museo civico di Lodi è chiuso perchè si sta programmando la sua collocazione presso altra sede. Al momento la collezione della maiolica – che è una parte delle collezioni afferenti al Museo civico – non è disponibile al pubblico; è possibile visionare gli esemplari a fronte di una richiesta specifica e per motivi di studio  da concordare con il responsabile del servizio.

La collezione delle maioliche, che comprende 880 esemplari, è la più omogenea dell’intero museo; essa è costituita da reperti di scavo pertinenti ai secoli XV-XVII, appartenenti a fabbriche lodigiane, pavesi e da altri centri del nord-Italia, e documenta in maniera esauriente l’evolversi di questa tecnica artistica dal ‘700 al ‘900 con i più significativi esemplari di ceramiche lodigiane prodotte in quegli anni. Frutto anche di varie donazioni, di cui quella più importante di A. Dossena nel 1934, crebbe numericamente e qualitativamente con il cospicuo lascito dell’avvocato Alberto Robiati, a fronte del quale venne ampliato anche lo spazio espositivo e l’intera collezione fu poi, aperta al pubblico a partire dal 1 aprile 1978. Un capitolo a sé merita il gruppo di terracotte ingobbiate e graffite. La collezione conserva 240 frammenti di provenienza lombarda Questa tecnica affonda le sue radici nel Medio Oriente e si diffonde in Italia attraverso le vie commerciali controllate dai mercanti bizantini e successivamente da quelli veneziani. Il periodo di massima produzione interessa il Rinascimento mentre il XVII secolo ne segna la decadenza causata dal mutare dei gusti della committenza.

Le principali scuole di ceramica fiorite a Lodi appartengono ad Antonio Maria Coppellotti, Giorgio Giacinto Rossetti, Simpliciano e Giacinto Ferretti e ai Dossena. Fondatore della fabbrica Coppellotti fu Giovanni (1641) attivo fino al 1687; a lui successe Antonio Maria, ricordato nel 1712. Nei caratteri della loro maiolica sin dai primi del ‘700 si ritrova il monocromo turchino, il decoro all’italiana con motivi di rovine e fiori, quello alla francese, il ricorso alla cineseria ed infine la cottura a gran fuoco; verso il 1735-40 fu introdotta nella produzione la policromia. La fabbrica Rossetti è legata al nome di Giorgio Giacinto attivo a Lodi dal 1729; quella Ferretti è diretta prima da Simpliciano, poi da Antonio alla cui produzione si associa la definizione comune di maiolica “Vecchia Lodi”. Sempre relative alla produzione settecentesca si conservano esemplari prodotti da Giorgio Giacinto Rossetti e Tavazzi, così come elementi attribuiti a quella fabbrica lodigiana comunemente denominata Fabbrica Roda. La produzione ottocentesca è, invece, dominata dalla fabbrica dei Dossena, che si caratterizza per gli smalti lucentissimi e indelebili e per un decoro eclettico e vario, spaziando dai piatti alle statuette, dai servizi da tavola alle giardiniere. A coronamento della collezione si conservano esemplari realizzati presso le fabbriche di Faenza (FABBRICA FERNIANI), Bologna (FINCK o ROLANDI), Pesaro (FABBRICA CASALI E CALLEGARI), Imola, Nove (FABBRICA G. M. BACCINI), Milano (FABBRICA DI PASQUALE RUBATI, FABBRICA DI FELICE CLERICI).


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