Si laurea in architettura a Torino, ma già negl’anni trenta (all’età di 18-20 anni) partecipa a manifestazioni del secondo futurismo, per poi avvicinarsi all’astrattismo geometrico e al costruttivismo. Sviluppa i propri interessi nell’ambito ottico visivo, conducendo ricerche analitiche attraverso non solo mezzi pittorici ma anche fotografici. Presto i suoi sviluppi si dirigono verso lo studio dei procedimenti percettivi sperimentando con fotogrammi, fotomontaggi, sovrimpressioni e elaborati grafici, basandosi su teorie percettive, in particolare sulla Psicologia della forma. Successivamente entra in un lungo periodo di sperimentazione sulle “forme virtuali” intervenendo, grazie ai nuovi sistemi digitali di quel tempo, direttamente sull’immagine distorcendone la forma in modo plastico (rotazioni, torsioni, scissioni, deformazioni) o dinamico (progressioni, accelerazioni, scambio di direzione e rovesciamenti prospettici); facendo emergere, tramite modifiche e sollecitazioni “artificiali”, suggestioni ed emozioni naturali dalla mente dell’osservatore. Fra le varie partecipazioni viene ricordata quella nel 1972 alla XXXVI biennale di Venezia, dove ha progettato la sezione di grafica sperimentale.