Annibale Oste, nato a Napoli il 26 novembre 1942, vi frequenta il Liceo Artistico e, dopo una breve esperienza alla facoltà di Architettura, si iscrive al corso di scultura dell’Accademia di Belle Arti dove è allievo di Augusto Perez ed Emilio Greco, dal cui modo di fare scultura ben presto si distacca, sviluppando la sua personale sperimentazione su vari materiali che meglio rispondono alla sua creatività.
Nel 1967 tiene la sua prima mostra, a Cassino (Frosinone), dopo la quale, tra il 1968 ed il 1969, dà inizio al ciclo che egli stesso definisce «della vita e della morte». È il periodo delle sue “tartarughe”, realizzate in bronzo, con le quali esordisce, nel 1969, alla Galleria Due Mondi di Napoli in una mostra curata da Enrico Crispolti e Giorgio Di Genova.
Dopo questa fase realizza la serie dei “palloni” in alluminio e, nel frattempo, partecipa a varie mostre, tutte nel 1970: al Palazzo dei Diamanti di Ferrara; alla “V Rassegna grafica del Mezzogiorno”; a “3 pittori 3 scultori” alla casa di Urbino (Pesaro); a “Ricognizione I” a Paestum (Salerno) e di nuovo alla Galleria Due Mondi con la presentazione di Marcello Venturoli, che rappresenta quasi un tirar le somme del lavoro iniziale di Oste.
Da questa data la sua attenzione si rivolge all’uomo, scoprendolo attraverso le sue tracce, i suoi gesti. Nasce così una serie di opere (La frittata, Il toast con mozzarella, Centro ai barattoli, La colonna con fine, Un omaggio a Brancusi) in bronzo argentato e patinato.
È un momento del lavoro di Oste in cui a qualcuno sembra ch’egli senta il fascino della Pop-Art mentre, in realtà, piuttosto che di un tentativo “di uscire dalla scultura per andare sull’oggetto quotidiano”, nel suo caso è come se “l’oggetto quotidiano fosse riproposto in scultura”.
Questo tema è riproposto ancora, con maggiore violenza, nella serie dei “gesti” e degli “specchi” che dura circa tre anni.
In quest’arco di tempo (1971-1975) è presente in varie mostre: “Proposte di scultura”, Firenze 1972; “XXI Premio del Fiorino”, Firenze 1973, dove riceve il primo premio per la scultura; “XXVIII Biennale d’arte”, Milano 1974; personale alla Galleria Menghelli, Firenze 1974, presentato da Giuseppe Marchiori; “Mostra di scultori campani”, Amalfi (Salerno) 1975; “Situazione ’75”, Marigliano (Napoli) 1975.
Nel 1976, con una personale alla Galleria Davico di Torino, presentata da Luigi Carluccio, dà inizio ad un nuovo ciclo dedicato allo studio della luce che fa diventare, concretizzandola, materia.
Nello stesso anno, inoltre, partecipa a: “L’immagine a tre dimensioni” a Milano; “Campania propostauno” a Napoli; “Arte Fiera” a Bologna.
Nel 1977 tiene due personali: alla Galleria Lineacontinua di Caserta ed a La Roggia di Pordenone; partecipa anche a: “Sesto Premio Pontano” a Napoli; “XXIII Premio del Fiorino” a Firenze; “XI Biennale internazionale del bronzetto” a Padova.
Nel 1978 è alla Galleria del Naviglio di Milano con “Illuminazioni”. In questo stesso periodo Oste, in opposizione alla solidificazione della luce, fa la scultura “Luce dalla grata”, in cui si ha una doppia soluzione: Luce solidificata ed indicata dal suo punto di origine al suo punto d’arrivo in un gioco di negativo-positivo della luce stessa.
Sempre nel 1978 è con “Gesti” alla Galleria Tommaseo di Trieste, presentato da Enrico Crispolti, ed allo Studio Inquadrature 33 di Firenze con la serie delle “Ipotesi di restauro”, dove riaffiora l’interesse agli effetti del gesto.
Tra il 1978 ed il 1980 si occupa maggiormente dello spazio come ambiente e come scena di probabili eventi, quali il vento che gonfia e sospinge le tende, il vento che assume una presenza particolarmente viva come la luce. Nel 1980 presenta allo Studio Ennesse di Milano l’opera “Intorno a Orfeo ed Euridice”, in cui condensa tutte le sue precedenti esperienze con un gioco di positivo-negativo delle figure e con l’utilizzo di materie antiche e moderne: Il bronzo e la plastica.
Nel 1980 partecipa anche a “Presenze e memoria – 7 artisti italiani all’inizio degli anni 80” al Palazzo Ducale di S. Cesario di Lecce.
Nel 1982 allestisce la personale “Scultura: tra realtà e paradosso” alla Galleria Comunale d’arte contemporanea di Arezzo dove presenta “Ulisse”, un’opera di cui l’artista stesso dice: “Il negativo è chiaro, il pieno non è più pieno, il corpo non è più corpo, è il negativo di esso”.
Nel 1982 partecipa inoltre a : “Napoli 82: quasi una situazione”; “Immaginario riflesso”, mostra presentata al Museo di Salerno, a Teggiano (Salerno), a S. Leucio (Caserta).
Nel 1983 è presente nella mostra “Confronto in scultura”, curata da Massimo Bignardi negli Antichi Arsenali di Amalfi (Salerno).
Il nome di Oste varca i confini europei per approdare in Giappone dove è impegnato in interi allestimenti.
Ad Wakayama Marina City, sempre in Giappone, grazie alla ditta DMC Villa Tosca, esporta alla fine degli anni ’90 le tradizionali luminarie rinominate “Lucifesta” che egli progetta e delle quali dirige la realizzazione.