Si forma al Liceo Artistico e all’Accademia di Brera di Milano. Esordisce con una fase concettuale e comportamentista (performance Il naso, Milano, 1968). Sperimenta la fotografia presentando soluzioni derivate dalla Narrative art. Nella prima personale al Diagramma Inga Pin nel 1978 a Milano l’artista espone disegni in bianco e nero. Del 1978 le mostre allo studio Cannaviello di Milano e Roma. Presenta i pastelli del ciclo Il Circolo Pickwick; nel 1979 i pastelli, le tempere sul tema de I dolori del giovane Werther. Nel 1981 le tempere di Mastro pulce e gli oli de Le avventure di Gordon Pym. Personaggi di noti racconti sono tradotti in modo sofisticato, con ironia leggera, in immagini semplici stilizzate, immediatamente riconoscibili che vengono frammentate e disseminate e attraverso un’operazione di rimontaggio di nuovo articolate e collegate in un racconto intrecciato, giustapponendo le cornici sulla parete. Spoldi lavora con colori vivaci, stesi in campiture precise e uniformi, con tipico gusto per la manualità, facendo uso degli strumenti da artigiano. Con gli anni Ottanta alla crescente intensità del colore si accompagna una più libera stesura. Il suo lavoro è sfaccettato, accompagnato spesso da aforismi. Nel 1979 espone a Il Nuovo Contesto, allo Studio Marconi di Milano e alla galleria De Foscherari di Bologna, opere di rilettura del Pop Art inglese. Nel 1980 partecipa a Linee della ricerca artistica in Italia 1960-80 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, a Nuova Immagine -New Image alla Triennale di Milano a Dieci anni dopo. I Nuovi-nuovi (con Salvo, Ontani, Faggiano, Mainolfi, Barbera, Benuzzi, Levini, Pagano, Jori, Salvatori) alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna a cura di Barilli, Alinovi e Daolio, responsabili anche della mostra di New York The Italian Wawe; espone a Fiat Lux a cura di Vescono a Palazzo Cuttica di Alessandria. Nel 1981 espone alla selezioni della XI Biennale di Parigi. Lavora a opere in ceramica colorata: la prima scultura è dedicata a Pierino porcospino e appare presso la cooperativa Ceramiche di Imola nel 1986. Partecipa a varie rassegne di video-arte. Realizza i testi e la completa ideazione della pièce teatrale “Enrico il Verde”, sorta di cabaret concettuale ricco di suoni e luci, nato dallo sviluppo di un omonimo dipinto a olio del 1985. In studi a carbone e abbozzi a tempera progetta i personaggi della performance presentata nel 1987 alla Rotonda della Besana di Milano dove sculture di ceramica colorata cantano, si muovono e leggono poesie, in uno spettacolo multimediale dai toni caricaturali e provocatori. L’esperienza è rinnovata nel 1989 al Museo Pecci di Prato con l’opera lirica “Capitan Fracassa”, dove sono protagoniste sculture di ferro verniciate a fuoco.