Decoratore di Pietro Melandri, dal 1899 al 1905 entra far parte della Fabbrica F.lli Minardi di Faenza, dopo aver aderito alla società creata dagli operai della stessa fabbrica, terminata la guerra decise, con altri, di impiantare una fabbrica di maioliche nella sua casa in Borgo Durbecco al n. 122. Questa società era composta da elementi provenienti dalla ex fabbrica dei Fratelli Minardi: oltre a Zoli, Dino Fabbri, Almerigo Masotti (1911-1971). All’inizio del 1919, si iniziò a lavorare con una produzione che, per lo più, richiamava i disegni classici della ceramica faentina dei secoli passati. Non mancano anche decori e forme moderne, ispirate al gusto Liberty. Su questa prima fase di attività ebbe un ruolo molto importante il pittore Francesco Nonni, il quale modellò per questa sua bottega non solo innumerevoli sculture, ma ideò anche nuovi disegni da applicare su ogni foggia prodotta. Questo valentissimi artista, che prestò la sua opera solo saltuariamente, rimise in voga l’uso del plasmare forme moderne come già fece Baccarini. La prima volta che la fabbrica Zoli si presentò in pubblico, fu nel 1919, alla mostra allestita nel palazzo Strozzi a cura della Società Arte e Cultura di Faenza. La società durò poco, i primi a dimettersi dalla loro qualità di soci furono: il decoratore dino Fabbri, che si trasferì in un altra città e A. Masotti, addetto ai forni che rimase come dipendente. Zoli si unì allora con Pietro Melandri, ma anche questa società ebbe breve durata. Nei primi mesi del 1920 anche Melandri aprì un laboratorio in proprio. Zoli, rimasto unico proprietario, pensò di ampliare la produzione e in pochi anni riuscì a incrementare il numero delle maestranze. Si forma così un nucleo di poco più di dieci persone (1922-1924), mentre il lavoro prosperava. La sua produzione andava sempre più riscoprendo tutte le decorazioni della tradizione faentina del passato, senza disdegnare forme e decori moderni, che prevedevano anche creazioni originali. Questa fabbrica, fu una delle poche che si rivelò capace di raffinare sempre di più il metodo per adeguarsi al mercato. In questo periodo riuscì a vendere grosse partite di bottiglie e anforette per contenere liquori, destinate a una distilleria di Udine, vasi per contenere amarene commissionati da una ditta conserviera di Forlì. Ma, oltre a questi pezzi commerciali, si producevano pezzi di notevole pregio artistico. La fabbrica ne trasse profitto, acquistando prestigio e divenenedo una buona scuola per i giovani in formazione. Tuttavia si dovevano lamentare delle pecche nella gestione: il proprietario cominciò gradatamente a non interessarsi più all’andamento della bottega e l’amministrazione era sempre meno curata. La grande crisi economica mondiale, determinò la chiusura anche di questa manifattura. Il 2 dicembre 1930, Zoli, chiusa la definitivamente la fabbrica, parte per la Svizzera per lavorare come dipendente.