Descrizione
Fondata nel 1926 dall'Avv. Giorgio Barbieri, la Burzi Barbieri Bologna, era situata dove ora sorge la torre dell'Unipol, in un’area industriale di circa 44.000 mq., alla periferia Est di Bologna.
Era una realtà ceramica completa e indipendente, sia per quanto concerne alla produzione, sia per la gestione degli impianti. Unica in questi anni a, oltre a impegnarsi nella realizzazione di piastrelle, seguire la produzione di refrattari. Era uno stabilimento industriale che si sviluppava in verticale, disponeva di un reparto dedicato alla produzione di fritte per gli smalti, componevano le presse e le caselle, era un’azienda che si rivolgeva ai fornitori esterni solo per il recupero delle materie prime. La Barbieri Burzi rappresentava dagli anni Quaranta fino al dopoguerra uno dei poli industriali più importanti della città.
Dedicata fina dal suo avvio alla creazione di superfici ceramiche in pasta bianca, il supporto era caratterizzato da terraglia forte in combinazione a una vasta gamma di smalti ceramici costituiti da vetrine colorate sottoposte ad una cottura finale di 1080°C. In seguito progredendo, si decise di sottoporre le piastrelle alla cottura in forni a tunnel, a temperature equivalenti a 1300°C. nei formati: 15x15, 20x20, 21x21, 42x42.
Un accostamento di materie che consentiva un’ineguagliabile compattezza, tenacità e resistenza delle paste greificate e la straordinaria durezza e inalterabilità degli smalti. Si realizzava così un prodotto particolarmente pregiato e apprezzato per la resilienza alle sollecitazioni meccaniche e per l’inconfondibile brillantezza degli smalti. Per assicurarsi linee di produzione definite da un carattere dinamico ed elegante, durante il decennio dal 1960 al 1970, l'azienda stabilì una collaborazione progettuale e di sperimentazione produttiva con il designer Amedeo Palli.
Uno slogan tratto da un catalogo dell’epoca che ha contribuito all’incremento delle vendite nel corso degli anni Settanta era: “Desideriamo con ciò affermare il requisito dell’affidabilità nell’ultimo rifugio della nostra intimità: la Casa. Una casa per l’Uomo, destinata a ospitarlo, per la durata della sua esistenza, accogliente, pulita, inalterabile”.
Oltre al fondatore si ricorda come protagonista dell'azienda anche il capo officina Grassi che, sostenendo i dipendenti (occupazione prevalentemente femminile) per le idee antifasciste e democratiche, ha reso lo stabilimento per un breve periodo un luogo di segrete riunioni, un deposito di armi e una base permanente di partigiani. Nei reparti erano diffusi i volantini di propaganda “l’Unità” allora battuta a macchina su carta velina dove si trovavano giudizi sulla situazione interna e internazionale, editoriali sul movimento operaio e antifascista, direttive sindacali e commenti sull’effettivo andamento del conflitto.
In seguito, nel 1980 l'azienda venne ceduta a I.C.B. (Industria Ceramiche Bolognesi).