La storia di Cerdisa nasce da un desiderio di espansione di Silvio Bellei, fondatore di Cisa, sorta cinque anni prima. Un’impresa concentrata da sempre nella produzione di piastrelle costituite da impasto bianco. Sul finire degli anni Sessanta, nel distretto ceramico sassolese, era considerata un punto di riferimento tra le realtà industriali. Bellei, socio-fondatore era una persona propensa alle novità, amava seguire il processo evolutivo dello sviluppo e della ricerca. Agostino Salsedo, designer, assunto presso Cerdisa dal 1968 al 1995, addetto al reparto grafico, per lo sviluppo dei moduli 15×15 cm, afferma che era una grande soddisfazione confrontarsi con i soci dell’azienda Bellei e Panzani. La produzione nel 1968, era concentrata sui formati medio-piccoli, le dimensioni standard delle piastrelle corrispondevano a 15×15 cm. Si decise di specializzarsi su superfici bianche per facilitare la decorazione e Cerdisa poteva vantare una pasta di una lucentezza inconsueta grazie alla quale aveva vantaggi enormi rispetto alle altre aziende. A differenza della Cisa, che faceva parte stessa proprietà, si differenziava dalla grafica e dal tipo di prodotto, la Cisa realizzava una produzione di massa dove ci si concentrava sui volumi, mentre la Cerdisa era nata per una produzione di nicchia, motivo per cui Bellei seguiva con molta attenzione gli sviluppi di ricerca. Era l’epoca in cui c’era il mito della fabbrica, ambiente in cui si poteva guadagnare facilmente, pertanto il personale era innumerevole e proveniva dai campi. Nei reparti di produzione, l’impiego era prevalentemente femminile. Cerdisa, specializzandosi in pasta bianca per superfici da rivestimento decise (una rarità all’epoca) di applicare la stessa pasta bianca, in formato 20×20 cm, per la realizzazione di piastrelle per pavimenti. Erano superfici che presentavano dei limiti in fase di produzione perché conservavano una tonalità “troppo fredda” per cui, attraverso attente analisi e approfondite ricerche, al fine di attribuire alla piastrella un “calore” che originariamente non aveva, si applicava dell’ossido di ferro per ottenere un effetto brunito.
Nel periodo storico, fine anni Sessanta-Settanta, Salsedo progetta la serie “Personal 20×20”, dalla quale sono nate due collezioni che hanno confermato a Cerdisa un inestimabile successo: Girasole e Brasilia. Girasole si presentava attraverso la composizione di tre moduli, era considerata una piastrella “multipla”, una delle prime piastrelle definite “composte”. In Cerdisa sulle linee di produzione stava prendendo forma un nuovo concetto estetico, alcuni schemi andarono a rompersi per abbandonando la tradizione dell’effetto “a tappeto”.
In seguito, nel corso degli anni Settanta, estendendo il nuovo pensiero, nacque “Brasilia”, anch’essa era considerata multipla ma con maggiori sviluppi decorativi dove la tinta unita era decorata a differenza della collezione precedente.
Brasilia è nata dall’amore per la geometria, ha avuto un indiscusso successo nella tonalità testa di moro, il designer Agostino Salsedo, durante un’intervista afferma che non appena venne concretizzato il prototipo venne apprezzata dal Direttore Commerciale Italia e dal socio fondatore Bellei. Fu premiata nel 1973-74 e divenne nell’immediato modello da imitare tra le aziende concorrenti, rimase in produzione fino ai primi anni Novanta. Era lo sviluppo di una tecnica innovativa che conferiva effetti a rilievo ottenuti dall’utilizzo dal grasso idrorepellente serigrafato. Erano applicazioni che si potevano adottare esclusivamente alla pasta bianca a causa dell’assorbimento equivalente al 21%, l’elevata porosità facilitava l’operazione.
Brasilia ha ottenuto successo per quanto concerne alle vendite mentre le piastrelle di Mimmo Scolaro hanno conferito a Cerdisa un’immagine innovativa.
All’interno nel quadro direttivo, nel corso degli anni Ottanta presidiava, il geometra Zannoni, il quale nutriva forti interessi al volume produttivo, e fu così che venne sostituita la produzione in bicottura dalla monocottura chiara nel formato 20×30.
Fa la sua prima esposizione presso il Saie Due del 1986 con una linea di prodotti identificata “Cerdisastone”, un grès porcellanato studiato per impieghi sportivi e urbani, un prodotto inalterabile, compatto ottenuto da argille pure e pregiate che, in seguito a continue migliorie, ha permesso all’azienda di entrare a pieno titolo nel mondo dei grandi progetti.
La produzione di Cerdisa è stata sempre orientata alla realizzazione di prodotti di pregio, una ricerca volta al raggiungimento di elevati standard qualitativi e che restituissero un’inimitabile eleganza, da queste filosofie sono nate le numerose serie firmate Gianni Versace e la collaborazione con Renato Guttuso.
Nel 1987, l’architetto Ugo La Pietra e Cerdisa hanno collaborato per l’allestimento della mostra “La casa del desiderio”, l’azienda ha fornito le superfici ceramiche per i pavimenti in grès porcellanato Cerdisastone in molteplici versioni.
In occasione della mostra “Abitare il tempo” del 1989, rinomata rassegna di Verona che presenta il meglio della produzione italiana nel campo dell’arredamento, Cerdisa ha realizzato, con la partecipazione di alcuni professori dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, l’opera identificata “Ingresso Trionfale”, in grès porcellanato Cerdisastone. Una piramide alta otto metri costituita da grandi obelischi in legno laccato e due grandi scalinate che portano a un tempio di ispirazione classica. Una rilevante novità di Cerdisa, è stata presentata a Cersaie ’89, il Cerdisaklinker: un klinker trafilato realizzato in monocottura, in due formati: 11,5×24 e 24×24 corredati da pezzi speciali, sia per pavimentazioni interne che esterne.
In occasione del Cersaie 1991, Cisa-Cerdisa ha proposto le idee di Versace attraverso sei serie: Teatro, Alfabeto, Medusa, I legni di Versace, Andromeda e Floreali mentre lo Studio Original Designers 6R5 di Milano, ha esposto la serie in grès porcellanato nel formato 30×30: Tuscania e Brecce.
A dicembre del 1991 è avvenuta la fusione della Industrie Ceramiche Smov S.r.l. con Industrie Ceramiche Cisa-Cerdisa e nel mese di luglio 1993, il Gruppo Cisa-Cerdisa ha investito acquistando il Gruppo Stylegres-Tilegres con stabilimenti rispettivamente a Fiorano Modenese e a San Nicola di Melfi. Il Gruppo veniva fondato da William Giacobazzi e Arrigo Galassi. In seguito a quest’ultimo investimento, il Gruppo Cisa-Cerdisa avendo raggiunto i 10 stabilimenti per la produzione di monocottura e bicottura, si posizionava tra i maggiori produttori di piastrelle in Italia e nel mondo.
Nel mese di gennaio 1995, ottiene il pacchetto di maggioranza dell’azienda ceramica Monoceram di Faenza.
Sul finire degli anni Novanta, il Gruppo Ceramiche Ricchetti, acquisisce parte delle azioni della Cisa-Cerdisa, da cui in seguito nacque un promettente gruppo.
Cerdisa, nel 2001 si cimenta con una nuova tecnologia dell’azienda Sacmi, la “Twin Press”, strumentazione che permette di applicare una duplice pressatura che offre maggiori opportunità estetiche e tecniche.
Anche nel mondo dello sport Cerdisa si è impegnata, diventando sponsor della squadra di pallavolo di serie A Pallavolo-Reggio e in occasione di Cersaie 2002 ha ospitato la squadra femminile Cerdisa-Volley.
Nel 2010, si spegne Silvio Bellei, fondatore prima di Cisa e in seguito di Cerdisa, rappresentante di una fetta della storia di Sassuolo, uno dei coraggiosi industriali che con la loro lungimiranza, hanno scommesso sulla terra rossa delle colline sassolesi, trasformandola in benessere, posti di lavoro e ricchezza.
Dati raccolti da intervista ad Agostino Salsedo effettuata in data 17 luglio 2018
“La ricerca era spinta al massimo. In poche parole, Bellei aveva creato un gruppo di faentini e questo gruppo forniva idee esplosive in continuazione, noi del reparto di ricerca, eravamo pagati per questo”.
Cit. Salsedo, designer in Cerdisa, dal 1968 al 1995
“Il disegnare mattonelle risponde a una mia esigenza mentale di sperimentare qualcos’altro pur restando in un campo in stretta relazione con la moda: molti ricami fatti nel passato li riporto sulle piastrelle. Dal punto di vista economico, alla Cerdisa, fanno notare due aspetti distinti ma collegati: l’operazione stilista non è solo un fatto di prestigio e di promozione, ma un’operazione di interesse economico: la piastrella firmata costa di più ma si vende. In secondo luogo lo stilista si occupa solo della produzione più pregiata: il suo impiego è dunque in un certo senso limitato, ma rientra nell’esigenza di valorizzazione della “firma”.
“Se progetto un abito penso che debba stare bene a chi lo indossa, se progetto un bagno penso che debba stare bene a chi lo abita”.
Cit. Gianni Versace, 1981
“Il grès ceramico fine porcellanato costituisce oggi un elemento fondamentale tra i materiali complementari nelle costruzioni. L’impiego del porcellanato è stato recentemente allargato alle più svariate destinazioni d’uso per interni ed esterni; si è reso pertanto necessario affiancare all’alto contenuto tecnico anche valori estetici sempre più ricercati e naturali e inoltre soluzioni decorative raffinate e di elevata complessità. La produzione su scala industriale, pone dei limiti e ostacola questa tendenza nonostante il continuo progresso dello sviluppo tecnologico. La strada da percorrere per valorizzare la naturalezza, il calore, la matericità del porcellanato è comunque lunga. L’obiettivo a breve è però individuato e allo stesso tempo richiesto in un modo inequivocabile dal mercato. Il suo raggiungimento sarà vincente”.
Cit. Ufficio Marketing di Cisa-Cerdisa, 1995
“Silvio Bellei è stato un pioniere dell’industria ceramica, il cui impegno ha contribuito a rendere importante nel mondo il distretto ceramico di Sassuolo. Grande appassionato della ceramica e della nostra industria, credo che il territorio debba rendergli omaggio per quanto ha fatto”.
Cit. Franco Manfredini, Presidente di Confindustria Ceramica, 2010