Passata la guida ai Dallari, grazie alle protezioni e privilegi concessi dal governo ducale, la fabbrica riesce ad affermarsi e a svilupparsi con continuità sino alla fine del XVIII secolo.
Con l’inizio dell’epoca napoleonica la situazione va cambiando e la fabbrica entra in una fase di crisi protrattasi per i primi tre decenni del XIX secolo.
L’attività riprende slancio con il passaggio di proprietà al conte Ferrari Moreni, con ingenti capitali riesce a risollevarne le sorti e a rinnovava la produzione.
Nel 1854, pochi anni prima dell’unità d’Italia, si affacciava una nuova famiglia a prendere le redini della fabbrica sassolese, i Rubbiani.
È Carlo Rubbiani, tra i primi se non il primo in Italia, ad avere l’intuizione di abbandonare la produzione di ceramica artistica per sostituirla con la produzione industriale di piastrelle da rivestimento.
Già a partire dagli anni sesanta dell’800 introduce con successo la produzione di targhe stradali e numeri civici; un supporto di maiolica rivestito con uno smalto bianco poi decorato con scritte e numeri a mascherina in colore blu cobalto.
A partire dal penultimo decennio del XIX secolo Carlo Rubbiani inizia a sperimentare e portare in Italia i modelli e mezzi produttivi che ha potuto conoscere all’estero per la produzione di piastrelle.
Oltre ai nuovi forni Hoffmann, introduce l’uso delle presse a secco per formare i supporti da smaltare. Tutto inizia dall’argilla estratto dalle cave presenti sul territorio: San Polo o Rometta a Sassuolo, Veggia a Casalgrande. L’argilla viene macinata a secco e poi pressata con presse a vite. Le piastrelle formate vengono messe ad essiccare in locali posti sopra i forni, poi cotte in fornaci a pianta circolare, le fornaci Hoffmann. Una volta uscite vengono smaltate a mano versando lo smalto da una caffettiera e sbavate, cioè puliti nei bordi, con stecche d’acciaio. L’ultima cottura avviene in forni a muffola. Per decorare si usano mascherine applicate sulle piastrelle e poi passate a pennello, il colore ricorrente è il blu cobalto.
All’epoca si producono principalmente piastrelle da rivestimento, le dimensioni variavano dai 5×5 al classico 20×20 centimetri. Si offrono al mercato pavimenti in cotto e le prime piastrelle da pavimenti smaltate che però si usurano ancora troppo facilmente.
Ritornando all’attività, malgrado il successo riscontrato, i Rubbiani si indebitano fortemente per introdurre i nuovi strumenti produttivi tanto che nel 1910 si arriva alla liquidazione.
Nel 1911 subentra un ragioniere milanese di origine ligure, Matteo Olivari che, mantenendo il nome dell’azienda cioè fabbrica Carlo Rubbiani e, apportando capitali rilancia con successo la produzione.
Passata la prima guerra mondiale, nel 1920 viene cambiato il nome in Società Anonima Ceramica di Sassuolo.
Nel 1932 con la morte prematura di Matteo Olivari la gestione dell’azienda passa ad un altro socio, il principe Emilio Odescalchi. Infine nel 1935 viene creata la società Marca Corona.
Durante la seconda guerra mondiale si registra la perdita del principe Odescalchi nel 1940 e verso gli ultimi anni del conflitto i danni maggiori. A fine guerra risultava danneggiato il 30% dei fabbricati e dei macchinari a cui si aggiungono le requisizioni fatte dai tedeschi.
Con diversi aumenti di capitali si tenta di reperire i fondi per ripartire con la produzione; nel 1953 subentra nella gestione l’ingegnere Guido Siliprandi, già attivo nel settore da decenni, ma i tentativi sono vani.
Nel 1955 una cordata formata dalle famiglie Carani e Marazzi, anche loro già attive nel settore, rileva l’azienda e ne inizia il rilancio.
Nel 1961 inizia la costruzione del nuovo stabilimento produttivo a Fiorano Modenese che si va ad affiancare alla sede storica di via Felice Cavallotti a Sassuolo ormai diventata pieno centro cittadino. Pochi anni dopo nel nuovo stabilimento fioranese viene attivata la produzione di grès rosso in diverse varianti.
Nel 1970 si tenta senza successo di introdurre la produzione di lavandini a colaggio ma per gli alti costi viene subito interrotta.
Alla fine del 1975 chiude la sede storica in cui si produceva fin dal lontano 1741. Viene dismessa e smantellata per fare spazio a edifici residenziali e commerciali. A ricordo di questa storia viene mantenuta solo una ciminiera ottocentesca.
L’anno successivo la cordata societaria si scioglie e si divide l’azienda. Alla famiglia Marazzi va la fabbrica di Fiorano mentre la famiglia Carani oltre conserva il marchio aziendale e trasferisce la produzione nello stabilimento in fase di costruzione dall’anno prima sito nel nuovo villaggio artigiano.
Nel nuovo impianto dal 1977 inizia la produzione di monocottura e riceve anche la visita di una delegazione della Comunità Economica Europea.
L’azienda lancia in quegli anni nuovi prodotti: pavimenti dal nome “Coronasint” e “Mosaicoronasint”, un mosaico proposto in diverse colorazioni di dimensioni 7,5×10 centimetri già montato su rete pronto per la posa.
Nel 1981 Marca Corona viene premiata a Modena con la “Targa export 1980”. Alla presenza del ministro per il commercio estero Onorevolo Enrico Manca, insieme ad altre 19 aziende modenesi, riceve un diploma con medaglia d’oro e targa per essersi distinta negli ultimi tre anni nell’export di ceramica.
Nel 1982 l’azienda cambia ancora proprietà e entra nel Gruppo Concorde di cui è parte tutt’oggi.
In questi anni sulla scia delle collaborazioni tra ceramiche e stilisti anche Marca Corona dava avvio a una fruttuosa collaborazione con la griffe Ungaro. Oppure andando a scavare nel suo passato recupera i decori e disegni di fine ottocento e inizio secolo e li ripropone nella serie “Vecchia Sassuolo”.
Marca Corona propone collezioni che vanno a evocare terre lontane, collezioni che recuperano l’antichità e le sue tradizioni portando il nome di città Babilonesi e i nomi di note vie di Milano e Roma quali: Assira, via Condotti, via Orefici, Alize, Tabriz.
Nel 1990 Marca Corona e il Gruppo Concorde contribuiscono al restauro del Palazzo Ducale di Sassuolo finanziando i lavori della Camere delle Fontane e dell’annesso Gabinetto delle Parrucche.
Tra il 1991 e il 1993 l’azienda in occasione dei duecentocinquant’anni di attività presenta un testo di due volumi in cui si ripercorre la lunga vicenda di Marca Corona, dalle origini fino al secondo dopoguerra. Il testo vede la collaborazione di studiosi come Gianpaolo Biasin, Marco Cattini e Vincenzo Vandelli.
Nel 1996 Marca Corona realizza una piastrella in tiratura limitata realizzata dal ceramista Marco Morandi. L’occasione nasce dalla spedizione spaziale che vede presente l’astronauta modenese Maurizio Cheli. L’opera si ispira al trattato sul volo degli uccelli di Leonardo e vuole richiamare i quattro elementi che accomunano la ceramica alla spedizione spaziale.
Nel 2006 viene presentato il progetto “Alchimie Sculpture” dell’omonima serie di pavimenti e rivestimenti. L’idea nata dalla collaborazione con lo studio di design Is In and Out Space è quella di creare un punto luce da parete integrato nel rivestimento. La lampada si presenta con dei labbri ripiegati, come fossero tagli sulla superficie, che creano un cratere da cui esce la luce.
Per Cersaie 2007 Marca Corona allestisce presso il Palazzo dei Congressi di Bologna una mostra articolata in otto ambientazioni che raccontano la storia della ceramica dalle origini ai nostri giorni in un percorso evolutivo.
Nel corso dello stesso anno l’azienda ottiene per ben 19 sue collezioni la certificazione Ecolabel. Si attesta il basso impatto ambientale nella produzione e l’attenzione per l’ambiente dell’azienda.
Nel 2010 viene inaugurata nella sede aziendale la “Galleria Marca Corona” su progetto dello studio Progettisti Associati di Sassuolo. Attraverso pezzi originali, documenti e installazioni multimediali si ripercorre la storia e le vicende della fabbrica a partire dal lontano 1741.
Nel 2011 Marca Corona viene selezionata per la mostra “Il futuro nelle mani” tenuta a Torino in occasione dei centocinquant’anni dell’Unità D’Italia. Nelle ex Officine Grandi Riparazioni ferroviarie lo storico e critico d’arti applicate Enzo Biffi Gentili progetta un percorso in cui la storia d’Italia viene fatta rivivere con i prodotti dei diversi settori industriali e artigianali.
L’azienda espone la collezione “CProject”, piastrelle in grès porcellanato bianco e nero nel formato 60×60 cm, per la pavimentazione di 60 metri quadrati per evocare un’atmosfera da “tempio” carbonaro.
Nel 2012 e l’anno successivo Marca Corona organizza presso la sua sede delle attività di promozione e conoscenza della storia ceramica. Si mostra e racconta la storia delle tavole dei duchi Estensi e delle famiglie nobili modenesi che venivano apparecchiavano con i prodotti usciti dalla manifattura sassolese. Oppure si raccontano le influenze stilistiche come quelle provenienti dall’Oriente che tra sette e ottocento contaminarono tutte le produzioni europee.