L’azienda, Società anonima Eugenio Carani Sassuolo, nacque nel 1935 per volontà di Eugenio Carani, già socio della ceramica Veggia. Dopo quell’esperienza decise di lasciare le fornaci di famiglia alle sorelle e di aprire una nuova ceramica. La sede fu trovata in un’ala dell’I.L.P.A.S. (Industria Legno Pavimenti e Affini Sassuolo) sempre di sua proprietà e di Guido Giglioli che si trovava lungo via Mazzini a Sassuolo, all’epoca prima periferia e sostituito da un moderno complesso abitativo oggi ai margini del centro cittadino. Inizialmente l’argilla per produrre piastrelle veniva portata dalle cave di famiglia di via Ghiarola a Fiorano su carri trainati da cavalli, poi macinata e pressata. Le piastrelle, in seguito, venivano essiccate all’aria e cotte in un forno Hoffmann a 24 camere. In quegli anni alla S.A.C.E.S. lavoravano persone capaci di innovare il sistema produttivo con piccole ma geniali invenzioni, ad esempio Francesco Spallanzani meccanico dell’azienda che costruì una macchina raschiatrice per la pulizia dei bordi delle piastrelle dallo smalto in eccesso. Usando delle ruote di una bicicletta (tolte da quella della moglie) con pneumatici lisci fatte girare ai lati di un nastro dove passavano le piastrelle venivano puliti i bordi. La macchina fu brevettata a nome dell’azienda ma vennero riconosciti la paternità e benefici economici all’inventore e alla sua famiglia.
A causa della guerra la produzione venne interrotta e buona parte del personale licenziato, sappiamo che nel 1943 erano ancora impiegate 44 operaie. Nello stesso anno i capannoni dell’azienda venivano occupati e usati come depositi per i motori aerei delle officine Caprari di Reggio Emilia. Questo rendeva lo stabilimento un obiettivo sensibile per i bombardamenti e il 9 novembre 1944 veniva colpita pesantemente, causando gravi danni e diversi morti. Passata la guerra i danni erano ingenti e ammontavano a 6.000.000 di lire ma già si programmava la ricostruzione e di impiegare 100 operai con la ripresa della produzione. Nel 1947 l’azienda rilevava da Giglioli in un’ottica d’espansione i locali dell’I.L.P.A.S. per poter sopperire alle necessità della produzione. Nello stesso anno venivano costruiti cinque forni tubolari a 75 canali dalla ditta Confalonieri e Conti di Milano in sostituzione dei forni Hoffmann. Nelle prime cotture del nuovo forno si presentava un problema, le piastrelle venivano impilate su carrelli in sei file verticali, le esterne si cuocevano mentre le interne crepavano. Per risolvere il problema Savino Spallanzani ruppe lo strato di muffola che separava la camera di combustione da quella di scorrimento delle piastrelle, creando dei fori laterali alle pareti per permettere il passaggio dell’aria, in questo modo risolse il problema e migliorò la produzione. In quegli anni lavoravano e si formarono diverse figure importantissime per gli sviluppi del settore dentro la S.A.C.E.S.: il dott. Favero genero di Eugenio Carani, ex ufficiale dell’esercito che aveva studiato all’accademia militare di Modena, Savino Spallanzani pittore e ceramista con i figli Romano, Mauro e Gianni, Luciano Ossetti pittore allievo di Savino attivo nel reparto decorativo.
Nel 1955 Eugenio Carani decise di cedere l’azienda che venne rilevata dalla famiglia Breveglieri, originaria di Piacenza e attiva nella gestione di fornaci. Sotto la nuova proprietà continuò la produzione, nel 1961 veniva aumentato il capitale sociale a 400.000.000 di lire, nel 1962 emesso un prestito obbligazionario di 200.000.000 di lire. Nel 1964 venne costruito un nuovo stabilimento a Gorzano di Maranello che entrò in produzione l’anno seguente. Nel 1967 mutava la ragione sociale, pur mantenendo l’acronimo S.A.C.E.S. le parole che formavano venivano sostituite in Società per Azioni Ceramiche per Edilizia Sassuolo. Sappiamo che nel 1969 erano attivi i due stabilimenti di Sassuolo e Gorzano, amministratore unico era Francesco Breveglieri. Il nome era mutato come sopra indicato e la sede era posta nello stabilimento di Sassuolo, il capitale sociale di 750.000.000 di lire, il fatturato compreso tra 1 e 10 miliardi di lire e 320 dipendenti. Nel 1972 il numero di dipendenti era compreso tra i 201 e le 500 unità, gli stessi dati veniva confermati anche per il 1973. Per l’anno successivo apprendiamo che l’azienda produceva pavimenti e rivestimenti per interni ed esterni in cottoforte o maiolica o semigreificati vari smaltati, e piastrelle smaltate in monocottura.
Nel 1975 lo stabilimento di via Mazzini a Sassuolo ormai circondato da edifici residenziali e senza possibilità d’espansione veniva atterrato e l’anno successivo prendeva avvio il nuovo stabilimento sito in via Regina Pacis, località Casiglie sempre a Sassuolo. Ancora negli anni 1977, 1978 e 1979 venivano confermati i dati precedenti sull’azienda, sulla produzione, sulle tipologie e sul numero dei dipendenti. Nel 1978 la produzione veniva sospesa e l’anno successivo lo stabilimento di Sassuolo veniva ceduto alla ceramica Ragno, mentre nel 1981 lo stabilimento di Gorzano passava alla CISA.
Terminava così la storia di una delle prime cinque aziende storiche del distretto.
Stabilimento anni '30, immagine tratta da: Nobil terra di Sassuolo, 1972 [p. 70]
Danni causati dal bombardamento 09 novembre 1944, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 68]
Danni causati dal bombardamento 09 novembre 1944, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita [p. 69]
Danni causati dal bombardamento 09 novembre 1944, immagine tratta da: Sassuolo nobil terra il lavoro, [p. 114]
Immagine dello stabilimento anni '50-'60, tratta da: Sassuolo nobil terra il lavoro [p. 115]
Morandi e Romano Spallanzani durante le ore di lavoro, anni '50, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 49]
Fuochisti, anni '50, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 47]
Savino Spallanzani, immagine anni '50, tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 53]
Abbattimento della ciminiera dello stabilimento di via Mazzini, anni '70, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 55]
Abbattimento della ciminiera dello stabilimento di via Mazzini, anni '70, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 56]
Abbattimento della ciminiera dello stabilimento di via Mazzini, anni '70, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 57]
Abbattimento della ciminiera dello stabilimento di via Mazzini, anni '70, immagine tratta da: Sassuolo nel cassetto, immagini di vita, [p. 58]
Busta con intestazione aziendale, immagine tratta da: 1741-1991, duecentocinquant'anni di ceramica a Sassuolo, Vol. II [p. 116]
Immagine tratta da: Sassuolo Ceramica, 1967, Modena Artioli [p. 28]
Immagine tratta da: Sassuolo Ceramica, 1967, Modena Artioli [p. 29]
Immagine tratta da: Repertorio dei produttori italiani, ceramiche per l'edilizia ed usi industriali, 1969, Milano Aldo Garzanti editore s.a [p. 201]
Immagine pubblicitaria tratta da: CER il giornale, agosto 1974, [p. 48]
Immagine pubblicitaria tratta da: CER il giornale, ottobre 1974, [p. 47]
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