Tra le splendide viste sul golfo di Napoli, l’itinerario presenta il ricordo della Real Fabbrica di porcellane di Capodimonte voluta dai Borbone che alimenta una cultura ancora viva.
Capodimonte è un piccolo borgo sulla collina che sovrasta a nord di Napoli, in una splendida posizione panoramica sul golfo.
Con l’avvento al trono di Carlo III di Borbone, comincia ad affermarsi la produzione della ceramica, in particolare la ceramica artistica e tradizionale, con l’apertura della Real Fabbrica di porcellane. Le imponenti opere di sistemazione dell’Ottocento, tra cui l’apertura della strada di collegamento con la città, hanno trasformato l’aspetto del sito, assorbito nel tessuto urbano con l’impetuoso sviluppo postbellico.
Le porcellane di Capodimonte vedono la luce grazie a un’iniziativa di Carlo III di Borbone che matura l’idea di aprire a Napoli un laboratorio per la produzione di porcellane. La fabbrica viene progettata e compiuta nel 1743: fra i principali collaboratori si trovano i nomi del chimico belga Livio Ottavio Schepers e il decoratore piacentino Giovanni Caselli. La porcellana che si produce in questa zona ha delle caratteristiche peculiari che la distinguono dalla porcellana nord Europea: nel sud Italia manca il caolino, perciò l’impasto si compone di una fusione di varie argille provenienti dalle cave del sud e si presenta con uno splendido colore bianco, traslucido e di grana finissima.
Gli oggetti realizzati a Capodimonte raggiungono ben presto una forma artistica autonoma, elegante e raffinata. Nell’ambito della produzione plastica giunge a realizzazioni molto originali che le permettono di diventare famosa in tutta Europa. La massima espressione dell’abilità plastica e pittorica degli artisti di Capodimonte è il Salottino di Porcellana creato dallo scultore Giuseppe Gricci per la regina Amalia: ancora oggi è oggetto di ammirazione per turisti e studiosi.
Nel 1759 Carlo III decide di chiudere la fabbrica e di portarsi via tutte le attrezzature e i macchinari, dando l’ordine di distruggere i forni e i materiali che non poteva trasportare. Nel 1771, il figlio del re, decide di riaprire la manifattura, prima nella Reggia dei Portici e poi nel palazzo della capitale. Le porcellane sono contrassegnate con una lettera “N” azzurra coronata.
Le porcellane realizzate, come i bellissimi e grandiosi servizi per la corte sia di Napoli che per le altre corti di Europa, divennero fonte di ispirazione sia sotto il profilo artistico che tecnico per le altre fabbriche dell’epoca, elevandosi a modello ineguagliabile.
Il possente e grandioso edificio reale, dalle forme severe vivacizzate, nel 1957 venne sistemato per essere la sede del Museo e Gallerie nazionali di Capodimonte, che oggi ospita dipinti della collezione Farnese, la galleria delle porcellane, che raccoglie quanto resta dei ricchi servizi da tavola e delle suppellettili ornamentali delle diverse residenze reali napoletane, e l’appartamento reale.
All’interno dell’Appartamento Reale del Museo di Capodimonte, è esposta una selezione di porcellane di manifattura napoletana ed europea provenienti dalle collezioni borboniche.
A ricordo del passato industriale del luogo, ne giardino sopravvive l’edificio della manifattura di porcellane, oggi sede di un istituto professionale per l’industria della ceramica e della porcellana.
Nelle manifatture contemporanee, la fabbricazione di oggetti di uso comune si affianca a quella di manufatti di pregio, vasellame, servizi da tavola, pannelli murali, oggetti ornamentali, che continuano l’alta tradizione della Real Fabbrica settecentesca.
Per organizzare la vostra visita, vi consigliamo di rivolgervi agli Uffici Informazioni Turistiche delle varie città, che troverete in questo portale, nelle pagine dedicate alle città.
Fonti
Ricerche e censimenti del progetto Mater Ceramica
AiCC e Touring Club Italiano (a cura di) (2019), Le città della Ceramica, Milano, Touring Editore