La collezione Cagnola è ospitata nei locali della Villa di Gazzada, acquistata dalla famiglia Cagnola nel 1850, ristrutturata a più riprese e mantenutasi pressoché intatta fino ai giorni nostro dopo essere pervenuta alla Santa Sede con un atto di donazione sottoscritto nel 1946. La collezione è stata creata grazie a una serie di acquisizioni mirate e oculate che rivelano il talento artistico e collezionistico dei Cagnola, probabilmente già Giuseppe (1775-1856), abile imprenditore, ma soprattutto Carlo (1828-1895), personaggio di spicco dell’Italia post unitaria con diverse prestigiose cariche a livello sia politico che economico e infine Guido (1861-1954), a sua volta eminente politico, ma anche finissimo intellettuale umanista, critico d’arte e filantropo.  Tra i dipinti troviamo numerose tavole a fondo oro di pittori toscani, veneti e lombardi dal Trecento al Cinquecento. Sono presenti il Maestro della Madonna Cagnola (dipinto raffigurante una Madonna con Bambino e Angeli che costituisce l’emblema dell’intera collezione), Fra Carnevale, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Ercole de’ Roberti, Jacopo Bellini, i Vivarini. Vi sono poi alcuni leonardeschi: Bernardino Luini, Marco d’Oggiono, Giovanni Agostino da Lodi e il Giampietrino. Nell’ambito della pittura dei Sei e Settecento spicca con diverse opere il veneziano Francesco Guardi. Nell’ambito delle arti decorative troviamo una significativa presenza di arazzi: 21 pezzi in prevalenza di provenienza fiamminga, ma anche una selezionata raccolta di placchette in bronzo e preziosi mobili antichi. Sicuramente sono però  le ceramiche, per le quali Carlo Cagnola nutriva una smisurata passione, a costituire forse il nucleo più importante, almeno dal punto di vista sistematico, dell’intera collezione Cagnola. L’ambizione di Carlo era di possedere e quindi di poter studiare e documentare gli esemplari di tutte le più importanti manifatture ceramiche sia italiane che estere. La Collezione Cagnola comprende quindi una delle più ricche e complete raccolte di  maioliche e porcellane europee ed orientali (Cinesi e Giapponesi) che spazia tra l’inizio del Trecento e la fine del Settecento.

Entrando maggiormente in dettaglio, tra le maioliche troviamo alcuni pezzi di Faenza del Cinquecento, un vaso di frutta della bottega dei Della Robbia, due piatti seicenteschi di Laterza, capolavori di Angelo Antonio d’Alessandro, numerosi oggetti settecenteschi delle manifatture milanesi Clerici e Rubati e due opere notevolissime del savonese Boselli: un serbatoio lavamani e un calamaio.

Le porcellane costituiscono un campionario particolarmente completo della produzione di quasi tutte le manifatture europee.

Il nucleo di Meissen è uno dei più importanti tra quelli visitabili in Italia: 35 plastiche, 40 pezzi singoli, 8 servizi, 1 servizio da viaggio e un servizio “ornitologico” di 336 pezzi.

Tra le italiane vi è una significativa presenza delle veneziane Vezzi e Cozzi, di Antonibon e soprattutto di Doccia con un celebre centro tavola “Della terra e del mare” ispirato a una scultura di Giovan Battista Foggini e una “Testa classica” (Flora) ripresa da una scultura di Soldano Benzi. La porcellana tenera è rappresentata da vari oggetti di Capodimonte e della Ferdinandea, tra cui due eccezionali plastiche di Filippo Tagliolini. L’interesse di Carlo Cagnola per la ceramica, favorito anche dalle sue frequentazioni internazionali, gli permette di mettere insieme anche una raccolta di ceramica orientale che annovera un centinaio di  pezzi ragguardevoli, tra i quali ricordiamo 7 Celadon, un piatto del tipo Imari in tricromia con porpora di Cassio del 1725 e una rarissima tazzina di “porcellana gesuita” con una crocifissione dipinta a compendio del decoro originario. Anche la porcellana giapponese è ben rappresentata, segnaliamo un vaso Kakiemon a forma di zucca del periodo Edo (1670-90).