La Galleria di Palazzo Cini, concepita come casa museo, è stata inaugurata nel 1984 in seguito alla donazione della principessa Yana Cini Alliata di Montereale, che nel 1981 lasciò alla Fondazione Giorgio Cini un cospicuo gruppo di dipinti toscani del Medioevo e del Rinascimento, alcune sculture di pregio e diversi oggetti di arte decorativa, provenienti dalla importante e ricchissima raccolta del padre, Vittorio Cini, uno dei più importanti collezionisti d’arte antica del Novecento. Le raccolte – cui nel 1989 si è aggiunto, grazie alla generosità degli eredi Cini Guglielmi di Vulci, il significativo gruppo di dipinti del Rinascimento ferrarese, da Cosmè Tura a Dosso Dossi – sono ordinate nelle sale del piano nobile del cinquecentesco palazzo dei Grimani di Santa Maria Formosa, acquistato da Vittorio Cini nel 1919 per farne residenza eletta. Ricca la sezione di fondi oro, con la presenza rilevante, insieme a due polittici integri, di frammenti provenienti da complessi smembrati (Guariento, Taddeo Gaddi, Sassetta, Vecchietta) e di due Maestà di Gaddo Gaddi e del Maestro della Badia a Isola. Tra i molti capolavori, spicca il nucleo del Rinascimento toscano, con opere di Filippo Lippi, Beato Angelico, Luca Signorelli, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Piero di Cosimo, Jacopo Pontormo. Di notevole interesse sono gli oggetti d’arte e gli arredi: dai mobili agli specchi, dalle ceramiche agli avori, dai cassoni ai preziosi rami smaltati rinascimentali; vanto, questi ultimi, della Galleria, che custodisce il secondo nucleo al mondo, per qualità e quantità, di questa manifattura veneziana. Nel 2015 gli eredi Guglielmi hanno arricchito il museo con il conferimento di un pregevole nucleo di dipinti e oggetti di arti decorative, come un bel ritratto attribuito a Romanino, un sontuoso armadio intagliato seicentesco e un singolare astuccio in cuoio dipinto del Quattrocento, recante lo stemma del duca di Ferrara Borso d’Este.

Occupa l’intera sala da pranzo ovale, frutto della musealizzazione in stile ‘neorococò’ dell’architetto Tomaso Buzzi, il servizio da tavola settecentesco di porcellane della manifattura Cozzi: fondata a Venezia nel 1764 dal modenese Geminiano Cozzi, la manifattura fu attiva sino alla caduta della Serenissima Repubblica, con una vasta produzione in finissima pasta dura di vasellame da tavola, corredi di spezieria, statuette ispirate alla moda delle chinoiseries. Il servizio, databile agli anni 1785-1795, è composto da 275 pezzi dipinti al pennello con elementi floreali e ornati di preziose bordure in oro zecchino: salsiere, cremiere, cachepot, verrières rivelano, nella foggia, la transizione dagli stilemi rocaille ai moduli della moda neoclassica. Accanto alle porcellane Cozzi, il museo ospita vasi globulari da farmacia in maiolica riconducibili alla produzione del maestro Domenico da Venezia, massimo rappresentante nel Cinquecento in laguna della ceramica di pregio, esemplari di una più ampia raccolta custodita presso l’Isola di San Giorgio, negli spazi monumentali della Presidenza della Fondazione Cini; e una coppia di orci cinquecenteschi, con anse a forma di drago e stemmi, di fabbrica di Montelupo.