È ubicato al secondo e terzo piano del Palazzo Aiello 1825, un gioiello architettonico nel cuore antico di Moliterno, affacciato sulla via principale che accoglie prevalentemente opere del cosiddetto periodo tedesco della Ceramica Vietrese, con una particolare attenzione per i grandi artisti-artigiani a partire da Guido Gambone per finire ai fratelli Procida. Sono presenti le più prestigiose fornaci e i maggiori decoratori. L’ultimo piano, dominato da uno splendido forno a 2 bocche, ospita invece esemplari di ceramica italiana ed europea. Qualche curiosità? L’asinello vietrese è rappresentato in almeno 20 varianti; il piatto più poetico? Quello con il fondo nero attribuito alla Kovaliska; il piatto più prezioso? Forse quello di Gambone; il plastico più bello? San Giorgio che uccide il drago di Matteo Di Lieto. L’angolo delle maschere accoglie esemplari in ceramica di particolare suggestione, soprattutto due dell’artista D’Arienzo; di particolare effetto materico il pannello ceramico del battesimo di Cristo dei Fratelli Procida. L’esposizione della Ceramica vietrese è un susseguirsi di sorprese e un continuum di poesia semplice ma intensa, alternata alla bellezza dei mobili d’epoca dell’arredo.

Si parte dalla più antica fornace, la ceramica Avallone, per risalire man mano  con la ICS (Industrie Ceramiche Salernitane), la MACS (Manifatture Artistiche Ceramica Salernitana di Max Melamerson), la PINTO, la CAS (Ceramiche Artistiche Salernitane) e continuando fino ad alcune rarità assolute come la Ceramica Tre Felci e la Ceramica Marcina. Le altre ceramiche non vietresi, ospitate all’ultimo piano, offrono non poche sorprese si va dalla ceramica di servizio autoctona (piatti per le conserve, zuppiere, caraffe di Calvello, ecc) a quelle di design di un secolo dopo, alle leggiadre ceramiche danesi fino ai pezzi esclusivi di Giò Ponti.