Quella della ceramica di Castellamonte è una storia che inizia da lontano. Un artigianato legato soprattutto alla produzione delle stufe e stoviglierie, in cui si innesta la creatività artistica come elemento vitale. Le proprietà refrattarie delle argille castellamontesi erano note sin dall’antichità. Con esse in epoca romana si foggiavano le stoviglie “da fuoco”, nel medioevo si costruivano le tavelle per i forni da pane e, a partire dal XVI-XVII sec. (quando l’industria bellica avviò la produzione delle armi da fuoco), le “terre locali” iniziarono ad essere sempre più richieste dalle fonderie. Tra il XVIII e XIX secolo sulle idee provenienti dall’America, Inghilterra e Francia gli artigiani castellamontesi svilupparono diverse tipologie di apparecchi per il riscaldamento che vedevano come elemento fondante l’impiego dell’argilla refrattaria locale. Castellamonte divenne un punto di riferimento nazionale, grazie ai suoi prodotti che si contraddistinguevano per l’alta qualità della materia prima e la bellezza estetica. La terra era ottima per la lavorazione e la resistenza e questo portò la creazione di importanti fabbriche dai marchi conosciuti. Tra tutti i prodotti le STUFE diventarono il simbolo di Castellamonte e lo sono ancora tutt’oggi.

Il Palazzo dei Conti Botton risale tra la fine del XVIII e inizio XIX secolo, è improntato ad uno stile di severo rigore architettonico. Fu voluto da Ascanio Flaminio Botton, Conte di Castellamonte che aveva ereditato il feudo castellamontese e che ne affidò il progetto all’architetto sabaudo Bruna. Più celebre, politicamente, il figlio di lui, Ugo Botton, un giureconsulto vicino ai giacobini cavanesani che rivestì importanti cariche durante l’età napoleonica. Con la sua morte terminò la dinastia dei Botton di Castellamonte. Diventò sede del Comune dal 1865 al 1990. Disposto su tre piani, attualmente ospita una prestigiosa “Raccolta Civica di Terra Rossa “, una collezione permanente di opere contemporanee in ceramica di famosi artisti nazionali  ed internazionali, quali Ugo nespolo, Enrico Baj, Arnaldo Pomodoro, Carlo Zauli, Salvatore Cipolla, Nino Ventura e la più importante collezione di fischietti in ceramica a livello nazionale, circa 2000 provenienti da tutto il mondo,  donata nel 2015 dall’artista Mario Giani, in arte Clizia.


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