Il Museo della Ceramica della Tuscia, aperto dal 1996 per iniziativa della Fondazione Carivit e del Comune di Viterbo, è situati nei locali al piano terra del cinquecentesco Palazzo Brugiotti di Viterbo. Il percorso museale si articola in 7 sale espositive. La collezione esposta è di circa 380 reperti ceramici. La maggior parte di questi sono stati rinvenuti all’interno dei butti (pozzi di scarico scavati nel tufo sotto le abitazioni medievali, adibiti a raccogliere scarti di ogni genere). Questo ha reso possibile una ricostruzione del percorso evolutivo di varie tipologie di ceramica in uso a Viterbo e negli altri centri dell’alto Lazio tra la fine del XII° ed il XVII° secolo. I reperti più antichi, risalenti alla fine del XII° ed alla prima metà del successivo, appartengono alla tipologia di ceramica definita di “semplice impasto” o “biscotto”, mentre quelli risalenti alla metà del XIII° fino al XV° attestano il passaggio a quella dipinta “sotto vetrina”, nota come “maiolica arcaica”. Successivamente troviamo la collezione “federiciana”, Risalgono al periodo di Federico II° di Svevia, mentre nel corso del XIV° i vasai viterbesi vengono influenzati dalla vicina città di Orvieto (particolarità: fondi a “retino” e applicazioni plastiche a rilievo) e successivamente si attestano due filoni di produzione ceramica: uno a carattere religioso, (Agnus Dei e simboli della Passione) e l’altro a carattere profano, il cui soggetto è la donna, in relazione all’influenza esercitata dalla poesia d’amore e dall’amor cortese.
La collezione continua attraverso l’esposizione di un corredo da Spezieria, proveniente da un unico butto, riconducibile a tutte le tipologie tipiche ceramiche da farmacia, ma anche frammenti di vetri e reperti metallici. I reperti del XV° sono maioliche viterbesi decorate con disegno eseguito in bruno manganese e campiture a rilievo, in verde ramina (Verde a rilievo) e in blu cobalto (Zaffera), queste produzioni rappresentano la più alta espressione nella decorazione ceramica viterbese. La collezione prosegue con l’esposizione dei manufatti risalenti al pieno Rinascimento con maioliche policrome sia di produzione locale che provenienti da altri centri dell’Alto Lazio e dell’area falisca, e con la collezione di “Ceramiche da Spezieria e d’Amore” databile tra la fine del XV° e la metà del XVI°. Il percorso espositivo del Museo si conclude con le ceramiche tardo rinascimentali e barocche provenienti dai centri alto-laziali e dalle ceramiche appartenenti all’antica farmacia dell’Ospedale Grande degli Infermi di Viterbo.