Il museo ha sede nella casa-laboratorio donata al Comune di Albisola Superiore dal pittore e ceramista Manlio Trucco (Genova 1884 – Albisola Superiore 1974). Il percorso di visita testimonia le vicende secolari della tradizione albisolese partendo dal Novecento, per arrivare a ritroso ai reperti archeologici di epoca medioevale, con una introduzione di fotografie di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita 1930), uno dei più importanti fotografi italiani contemporanei, raffiguranti ceramiche presenti nel territorio.

La ceramica albisolese era già nota nel XV secolo, come testimoniano i reperti archeologici esposti, ma era destinata a conoscere un importante sviluppo nel corso del Seicento assieme alla vicina Albissola Marina e a Savona nella grande stagione barocca, come esemplificato nel Museo da una campionatura di vasi di farmacia, provenienti in buona parte da fabbriche albisolesi (Grosso e Gerolamo Merega). Rappresentano la produzione settecentesca le sofisticate stoviglie dalla tipica tinta marrone aranciata, ornate sotto vernice da semplici motivi informali in manganese, le taches noires di gusto neoclassico, successivamente arricchite nell’Ottocento dalle terracotte dette, per la loro colorazione, “nera” e “gialla”, quest’ultima decorata con spugnature di ramina o manganese. Nel Museo sono esemplificate la lavorazione semindustriale otto-novecentesca di pentole da fuoco in terra refrattaria, la produzione di ceramiche in stile, ispirate al barocco, l’aggiornamento alle novità del panorama e alcune opere del secondo futurismo. Alla Fenice di Manlio Trucco tra il 1926 e il 1927, lavoravano Arturo Martini e Francesco Messina di cui si espongono San Giorgio, Orfeo, Amanti, Pensatore e Giuditta (Arturo Martini) Amanti e Solitudine (Francesco Messina)


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