primi '900 denominazione: Cavina e Graziani
1903: denominazione: Fabbriche Riunite di Ceramiche
15/10/1908 denominazione: Fabbrica di Maioliche Faentine
1909 denominazione: Società Ceramiche Faentine (stabilimento Farina)
1911 denominazione: Manifattura Ceramica Faentina
1912 denominazione: Manifattura Ceramica Faentina di Popper & C
1914 denominazione: Industrie Riunite Faentine
1914-1918 denominazione: Manifattura Ceramiche di Monari Vitolo & C
1926 denominazione: Manifatture Ceramiche Faentine - Antica Fabbrica A.Farina
Descrizione
La denominazione Fabbriche Riunite di Ceramiche, deriva dalla fusione delle tre aziende più importanti di Faenza: Ferniani, Farina e Trerè. È un’antica società che ha attraversato cento anni di storia trasformando il proprio volto in molteplici circostanze. Sorta dal volere e dal talento di Achille Farina per arrivare a una ricercata produzione seriale rivolta a stoviglieria e piastrelle ornamentali dallo stile storicistico ed eclettico.
L’antica storia della produzione ceramica dell’azienda Fabbriche Riunite di Ceramiche inizia con il fondatore Achille Farina, una realtà produttiva sviluppata nel corso di cento anni. Achille Farina, iniziò a esercitare nel 1864 spinto da una forte talento artistico, che successivamente decise di trasferire attraverso una produttività seriale. Dopo qualche anno, per motivi di tipo economico, dovette ridimensionare la realtà di fabbrica a un piccolo laboratorio. Nel 1898, venne a costituirsi una società per volere di Federico Mylius di Milano, proprietario della fabbrica Farina. Con la cooperazione dell’avvocato Giuseppe Brussi, intraprese la fusione di tre imprese: la ex-Ferniani, la Trerè e la ex-Farina. Al suo avvio, furono nominati tre direttori. Il primo anno si presentarono complicazioni economiche che causarono una serie di dimissioni. In seguito alla chiusura, intervenne Carlo Cavina, proprietario di numerose imprese faentine, in società con Graziani, prese in affitto le tre aziende. Il diretto tecnico, responsabile della linea produttiva di piastrelle fu il faentino formatore e foggiatore Cesare Contavalli. Fino al 1906 il direttore artistico fu, il pittore Tommaso Dal Pozzo, che assecondò la decorazione ispirata a svariati antichi stilemi mescolando differenti periodi storici. Subentrando Achille Calzi, la produzione cambiò direzione andando a evocare l’espressione decorativa Liberty. Gli scultori rilevanti che hanno collaborato con la società sono Domenico Baccarini ed Ercole Drei. L’impresa faentina riscosse successo a ripercussione mondiale grazie all’esposizioni nazionali e internazionali, presentando opere realizzate da rara maestria artigianale. La società Fabbriche Riunite di Ceramiche, in occasione dell’Esposizione Torricelliana (primi ‘900), vinse un premio di L. 300 per il disegno di un fregio decorativo costituito da piastrelle destinato alla sala da pranzo per un noto ristorante. Delle tre unità operative, la ex-Farina era lo stabilimento che rendeva solidità, oggetti di prestigio destinati all’arredamento mentre le altre due unità fabbricavano una vasta gamma di prodotti destinata all’uso domestico. Con il 1908 iniziò la crisi che portò a diversi a diversi passaggi di proprietà e nuove denominazioni. Inizialmente divenne Fabbrica di Maioliche Faentine ma già nel 1909 chiuse e, successivamente la sola Farina, riaprì come Società Ceramiche Faentine. La fabbrica ex-Trerè, rappresentava il complesso produttivo in crisi pertanto uscì dalla società trasformandosi in una cooperativa. Derivarono una serie di problematiche legate a questioni economiche e di conseguenza, trovandosi in una condizione precaria, si trovò con un numero limitato di dipendenti. Il 15 aprile 1909, lo stabilimento ex-Ferniani, decide di abbandonare la società diventando una cooperativa. Da questo momento, rimase in stato operativo solo la ex- Farina che ha continuato la propria produzione di maioliche. Nel giugno del 1910, La società, presentò quella che fu l’ultima esposizione internazionale tenutasi a Bruxelles, in seguito, aprì un punto vendita a Milano presso la galleria di corso Vittorio Emanuele. Nel 1911, dopo un’altra liquidazione, fu acquistata da Massimiliano Popper e divenne Manifattura Ceramica Faentina, contando su una decina di dipendenti. La produzione cambiò rotta concentrandosi sulla realizzazione di piastrelle da rivestimento, disponendo di un forno a 32 bocche di tipologia monostrato. Nel 1914, la società Monari Vitolo & C. con sede a Bologna e a Firenze, decise di acquisire la fabbrica la quale cambiò nuovamente volto diventando: Industrie Riunite Faentine. Fino al 1925 il direttore artistico del reparto decorazione fu Aldo Zama. Dopo altri passaggi proprietari e fallimenti nel 1926, riaprì per iniziativa di tre dipendenti che le diedero il nome di Manifatture Ceramiche Faentine – Antica Fabbrica A. Farina e continuò la sua attività fino al 1944, quando fu sterminata da un bombardamento.
Documentazione Fotografica
Stabilimento Farina, immagine tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 20
Cartolina per corrispondenza commerciale, 28 novembre 1902, immagine tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 25
Immagine pubblicitaria tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 26
Cartolina pubblicitaria, immagine tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 30
Registrazione sfornata n. 77 bis del 14 gennaio 1907, immagine tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 38
Documento con intestazione, 23 novembre 1918, immagine tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 40
Immagine pubblicitaria tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 40
Operai della fabbrica riuniti nel cortile, immagine tratta da: Fabbriche di maioliche a Faenza. Dal 1900 al 1945, p. 45
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