Dal Lago Maggiore ai paesaggi dell’Adda, questo itinerario vi presenterà due realtà ceramiche distanti sulla mappa ma unite da una tradizione di ceramica creativa e innovativa.
Posto allo sbocco della Valcuvia nel Verbano, Laveno Mombello, è il punto di convergenza per diverse infrastrutture viarie e di trasporto, prima fra tutte lo scalo del servizio traghetti con la sponda piemontese.
Il borgo si segnala per il particolare tessuto edilizio che nel fronte sul lungolago ha mantenuto la sua unitarietà del tranquillo sapore ottocentesco.
La produzione ceramica lavenese, era inizialmente orientata alla terraglia opaca.
La storia della produzione ceramica artistica a Laveno Mombello è legato alla Società Ceramica Italiana (S.C.I.), una delle più importanti fabbriche italiane di ceramiche tra Ottocento e Novecento.
Nel borgo di Laveno essi trovarono quelle opportunità materiali che consentirono loro di dare inizio a quella attività che avrebbe caratterizzato il paese per tutto l’Ottocento e per gran parte del Novecento facendola conoscere in Italia e all’estero. La produzione prese avvio nella cessata fabbrica di vetri Franzosini con 36 operai, dimostrando la volontà dei promotori di puntare fin dall’inizio su una produzione industriale.
Risale alla metà dell’Ottocento la nascita della vetreria che fece da nucleo originario ai futuri comparti ceramici industriali. Una produzione fiorente che ha segnato la storia socio-economica del territorio con esempi notevoli di artigianato artistico e raffinato design.
Negli anni Trenta viene avviata, nella stabilimento conosciuto con il nome di “Verbano”, la produzione della porcellana da tavola unitamente alla società tedesca Rosenthal e, successivamente, degli isolatori molto richiesti in seguito alla elettrificazione delle linee ferroviarie.
Figure importanti della produzione ceramica della città sono Guido Andlovitz e Antonia Campi.
Sul lungolago della frazione Cerro affaccia il cinquecentesco palazzo Parabò che custodisce le sale del Museo Internazionale del Design Ceramico (MIDeC). L’esposizione museale si articola in undici sale al piano nobile del palazzo, raccogliendo e documentando la produzione di terraglia forte nell’area lombarda da metà Ottocento a metà Novecento. Si possono ammirare grandi vasi, portaombrelli, piatti e servizi da tavola finemente decorati, realizzati dalla S.C.I., ma anche opere in stile liberty e pezzi ormai rari di servizi igienici di manifatture italiane e straniere. Sculture e pannelli di ceramica impreziosiscono le pareti del palazzo e delle sale, tra cui le opere di Guido Andlovitz, le sue creazioni sono esposte in una sala a lui dedicata e, in primo piano, sono posti i cosiddetti “articoli fantasia”, oggetti i cui motivi decorativi si alternano arrivando a modificare la forma stessa dei vasi, cache-pot, scatole e candelieri; e Antonia Campi, le cui ceramiche sono esposte anche nei musei del resto del mondo. Grande curiosità suscita lo spigoloso e surreale “Servizio Gallina”, progettato da Antonia Campi ed esposto alla Triennale di Milano nel 1951, un servizio da tè di foggia fantastica, in pasta bianca decorato con smalti policromi (nero, viola e rosa – un’artista che ha lasciato la sua firma nella storia della ceramica della città, scomparsa nel 2019).
La collezione si è arricchita di opere in ceramica realizzate da artisti contemporanei.
Il nostro viaggio tra la ceramica lombarda, si sposta a sud, a poco più di 100 km, nella città di Lodi.
La città offre, con il suo fiume, paesaggi di grande bellezza. Il centro civile e religioso dall’epoca comunale è piazza della Vittoria. Nell’annesso e pregevole Museo diocesano di arte sacra sono custodite opere notevoli, tra cui un mosaico di Aligi Sassu. La chiesa dell’Incoronata è uno dei capolavori del Rinascimento lombardo.
L’antica produzione lodigiana è costituita soprattutto da terracotta ricoperta da smalto stannifero (maiolica). Il periodo di massimo splendore della maiolica lodigiana è il Settecento: l’attività delle manifatture emergenti fu facilitata dalla presenza nella zona di un’argilla di ottima qualità, la famosa “terra di vigna”, che permetteva di ottenere una pasta molto sottile e quindi forme particolarmente raffinate.
Una delle fabbriche più importanti fu la fabbrica Coppellotti. Alcuni motivi utilizzati dai Coppellotti sono ispirati alla porcellana orientale in monocromia blu di cobalto con complesse strutture radicali. I decori più apprezzati rimangono però quelli di invenzione lodigiana, come fiori policromi, figurette orientali, pesci, frutta…
Un altro ceramista di interesse fu Giorgio Giacinto Rossetti che si distinse soprattutto per l’interpretazione personale, più libera e fantasiosa, fatto di arabeschi, ghirlande e motivi architettonici animati da satiri, scimmie, fontane e busti femminili.
Sia Rossetti che Coppellotti utilizzavano i colori “gran fuoco”.
Di grande rilievo è anche la fabbrica Ferretti che fu la più famosa manifattura lodigiana, soprattutto per il decoro a fiori. Il decoro floreale si presentò ideale per sfruttare le potenzialità. Antonio Ferretti divenne celebre per i suoi decori “alla rosa” o stilizzati o fini, cioè dipinti a piccole pennellate accostate.
La produzione ceramica della città è raccolta nel Museo Civico di Lodi, strutturato in: una pinacoteca, che documenta in maniera significativa l’attività pittorica a Lodi; una sezione dedicata alla storia risorgimentale; una sezione archeologica con materiale preistorico, celtico e romano; una sezione dedicata alla ceramica.
La sezione dedicata alla ceramica è una delle più omogenee del museo, con la sua splendida collezione che documenta in maniera esauriente l’evolversi di questa tecnica artistica dal Settecento al Novecento.
Il museo è momentaneamente chiuso in attesa della sua collocazione presso gli ambienti dell’ex Cavallerizza in via Fanfulla.
Per organizzare la vostra visita, vi consigliamo di rivolgervi agli Uffici Informazioni Turistiche delle varie città, che troverete in questo portale, nelle pagine dedicate alle città.
Fonti
Ricerche e censimenti del progetto Mater Ceramica
AiCC e Touring Club Italiano (a cura di) (2019), Le città della Ceramica, Milano, Touring Editore
Laveno Mombello, http://www.buongiornoceramica.it/city/laveno-mombello/
http://www.lavenomombelloedintorni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1102&Itemid=135