Terra dell’acqua e del fuoco: la ceramica siciliana tra continuità e innovazione

In questo itinerario vi presenteremo un viaggio nella storia, nella tradizione e nella cultura tra le più antiche città famose per la produzione di ceramica. Una ceramica dai colori vivaci che rispecchiano il paesaggio siciliano.

 

Nel profondo entroterra di Agrigento, Burgio è un piccolo di vivace tradizione artigiana non solo per la produzione di ceramiche d’arte ma anche per la fabbricazione delle campane.

Il paese presenta ancora oggi un impianto tipicamente medievale.

 

Lo sviluppo della tradizione ceramica a Burgio è legata alla presenza nel territorio di ricche cave d’argilla di qualità, ma anche di carbone, facilmente reperibile nei vicini boschi e di acqua fornita dal torrente Garella.

I motivi decorativi delle ceramiche erano naturalmente ispirate al repertorio tradizionale della ceramica di Caltagirone: la terracotta smaltata veniva decorata essenzialmente in bianco e blu cobalto, a volte con qualche tocco di giallo e verde. L’iconografia raffigurava animali e volti maschili e femminili, accompagnati da motivi vegetali e floreali.

L’attività dei ceramisti ha segnato non solo lo sviluppo economico e urbanistico, ma anche il paesaggio: lunghi e profondi solchi sulla cava indicano ancora oggi la divisione e la distribuzione delle zone fra i diversi artigiani per il prelievo della materia prima.

 

Nel Cinquecento, Burgio divenne un importante centro di riferimento per la maiolica siciliana e si specializzo nella produzione pavimentale.

L’attività ceramica di questa città è documentata all’interno del Museo della Ceramica di Burgio. Un progetto che trae origine dalla volontà di salvaguardare e valorizzare una feconda attività svolta da maestranze locali e territoriali, che nel corso dei secoli si sono alternate nel rendere sempre più preziosa e apprezzata la produzione della maiolica di questo luogo. Tutto questo grazie al lavoro ed alle ricerche effettuate negli ultimi anni, attraverso una peculiare ricerca nel campo degli antichi mestieri, nell’indagine del quartiere dei Figuli, delle antiche botteghe, delle macchine e delle fornaci per la lavorazione e la preparazione della materia. Le sezioni del museo ripercorrono storicamente in modo asciutto ed essenziale i processi di elaborazione, legati alla realizzazione dei manufatti artistici nelle varie epoche, inseguendosi ed intersecandosi all’interno di un unico percorso espositivo.

 

La prossima tappa è la città adagiata su una formazione naturale di terrazze digradanti che si affaccia sul mare di Sicilia: Sciacca. La particolare configurazione urbanistica della città è dovuta agli apporti di civiltà differenti succedutesi nel territorio: gli Arabi, che cinsero i loro quartieri di mura, e i Normanni, che ampliarono la cinta muraria, favorendo l’insediamento degli ordini religiosi.

Il centro della città conserva tuttora l’antica ripartizione in tre quartieri, ognuno allungato su uno dei tre piani di roccia inclinati verso il mare.

 

La rilevante quantità di frammenti di ceramica invetriata rinnovata nel feudo di S. Domenico ha dato agli storici dell’arte l’opportunità di studiare e ascrivere questi ritrovamenti al periodo normanno.

Le ceramiche con lo stemma degli Incisa sono state trovate a Gela e ad Agrigento, giunte da Sciacca attraverso Leonardo Incisa “de Sciacca”.

Questa città è un centro di produzione di mattoni maiolicati fin dal tardo Quattrocento. Dopo la distruzione dl pavimento maiolicato della locale chiesa di S. Margherita e di quello della chiesa di S. Maria delle Giummare, non esiste più alcuna traccia dell’interessante produzione quattrocentesca.

 

Il XVI secolo è il periodo in cui la maiolica di Sciacca si afferma definitivamente.

Uno dei personaggi più importanti è Giuseppe Bonachia, detto il Mayharata, il più noto pittore di mattonelle e autore dell’imponente fascia maiolicata all’interno di S. Giorgio dei Genovesi. Per comporre la fascia e il pavimento della cappella furono prodotte 2475 mattonelle.

 

Luogo di particolare interesse è la casa – museo Scaglione, sorte nel XIX secolo e contenente delle mirabili testimonianze della storia e della cultura della città. All’interno, infatti, si possono ammirare svariati reperti che raccontano e riassumono le vicende culturali di Sciacca. Si va dalle monete ai reperti del periodo greco – romano, alle pinacoteche contenenti opere del ‘600, ‘700 e ‘800, alle ceramiche saccensi ma anche provenienti da altri importanti centri della ceramica siciliana e italiana.

Il palazzo è situato accanto al Duomo della città e chiude la parte centrale della piazza inserendosi in un contesto urbano ed architettonico di notevole pregio: la piazza è circondata da altri edifici di interesse storico – artistico.

 

Il nostro itinerario si sposta a circa 100 km da Sciacca, nel palermitano, dove in uno splendido territorio collinare sorge Monreale, città di attrazione e ricerca.

 

Le origini della ceramica di questa città si possono ricollegare con certezza al patrimonio artistico monumentale esistente: maestosa espressione della presenza normanna in Sicilia.

La tradizione artistica è forte e persistente, lo dimostra la preziosa composizione delle tessere musive che adornano le pareti delle navate del Duomo, raffigurante il racconto dell’antico e del nuovo Testamento. Lo stesso Duomo spicca in mezzo al panorama dell’antica Monreale circondata dagli alti monti nel più grande pannello maiolicato d’Italia (1700).  Il pannello maiolicato riproduce il Crocifisso, in mezzo ad una festa di colori, sotto il ricco baldacchino azzurro, tenuto aperto da angeli.

 

Nel 1962 nasce, a Monreale, la sezione staccata dell’Istituto Statale d’Arte di Palermo, grazie all’impegno e alla determinazione del Professore Benedetto Messina. Da questa data segue la formazione di nuove maestranze artigianali, la nascita di laboratori di ceramica, di mosaico e di studi d’arte, contemporaneamente si dà vita a numerose esposizioni di opere d’arte di artisti locali che riflettono i nuovi fermenti estetici dell’epoca.

 

La ceramica si distingue dalla terracotta in quanto la seconda non è dipinta, proprio questa differenza evidenzia l’evoluzione della ceramica: l’oggetto non è più solo uno strumento finalizzato a una sua funzione pratica, per sopperire a un bisogno, ma diventa anche un oggetto di decoro, in grado di rappresentare uno status sociale e di raccontare una storia. Molti sono, infatti, i reperti archeologici come anfore di ceramica che raccontano i miti delle divinità greche e romane, così come sono tanti i vasi funebri che raccontano la storia della famiglia o le gesta compiute in battaglia.

 

Per salvaguardare le opere in ceramica realizzate dagli artisti monrealesi, è stata istituita la Galleria Civica Comunale, dove sono esposte ceramiche d’arte di grande pregio. Le opere in ceramica sono esposte in particolari bacheche disposte lungo le sale dell’edificio normanno, costituito da meravigliose sale dedicate alcune alle creazioni in terracotta e altre alle ceramiche artistiche.

In questo luogo vengono organizzate periodicamente visite guidate.

 

Spostandoci nel messinese, a circa 100 km da Monreale, alle pendici della catena montuosa del Nebrodi, sorge Santo Stefano di Camastra, proteso verso la parte terminale di un’ampia terrazza aperta su vasi panorami marini. Il centro storico, con la sua solida struttura geometrica affacciata sull’azzurro del mare Tirreno, ha conservato la struttura originaria progettata dal duca, Giuseppe Lanza Barresi.

 

Il fuoco che alimenta i forni per cuocere i manufatti ceramici della città non si è mai spento da oltre trecento anni. L’arte ceramica ricevette nuovo impulso in occasione della rifondazione del paese, nel 1683, quando gli abitanti dovettero procurarsi tegole, mattoni e altri elementi in terracotta.

La sobrietà e l’eleganza delle mattonelle di Santo Stefano erano accompagnate dalla vivacità nelle tinte e dalla bontà degli smalti, così da essere utilizzate per rivestire i pavimenti delle ville settecentesche.

La produzione figulina del Settecento era particolarmente vivace, grazie alla nuova tecnica vietrese usata per produrre ceramica maiolicata. La piastrella maiolicata è il prodotto che maggiormente rispecchia la linea seguita dai maestri stoviglieri stefanesi a partire da questo secolo.

 

Particolarmente notevole è il contributo offerto dall’antico cimitero, abbandonato nel corso dell’Ottocento e poi occultato da accumuli di argilla e dalla vegetazione. Il piccolo monumento che accompagna ciascuna sepoltura costituisce il letto di posa per i manti di “ambrogette”, le cui cromie vanno dal semplice maganese su fondo bianco al fastoso intreccio di geometrie, fiorami e rocaille, dai colori che variano dal giallo ferraccia al blu cobalto, al verde ramina e al rosso vinaccia.

 

I manufatti sono raccolti nel Museo della Ceramica di Santo Stefano di Camastra. Il museo è stato inaugurato nel 1994 affinchè Palazzo Trabia divenisse un tempio di storia, arte, cultura e tradizioni, un luogo dove gli oggetti d’arte e i fruitori siano soggetti attivi, presenti e partecipi della evoluzione culturale. Un luogo di ricerca, studio, costruzione e anche di promozione economica della ceramica siciliana. Attualmente la raccolta museale consiste in una rappresentativa serie di oggetti d’uso quotidiano dell’antica tradizione ceramica stefanese, legati alle esigenze della famiglia e del lavoro; fra quelli raccolti vi troviamo: il fiasco o “ciascu”, i boccali per il vino e l’acqua o “cannate”, le lucerne ad olio ad una o più fiamme, fra cui quella detta di S.Antonio a tredici fiamme, la tipica alta e stretta con due manici o “bummulu”, i contenitori con coperchio per olive ed alimenti vari o “burnie”, i piatti decorati con motivi semplici o “fangotti”, alcune acquasantiere, l’originale anforetta con due manici e con all’interno una membrana d’argilla forata per mantenere fresca l’acqua o “bic bac”, e poi le famose Giare per l’olio o i cereali di cui parla anche Pirandello nel suo celebre racconto “La Giara”, definendo quella di S. Stefano la “ badessa” per la sua forma maestosa e imponente.

Ad oggi è ancora è vasta la raccolta delle antiche mattonelle maiolicate, vero vanto della produzione di S. Stefano, dal XVII secolo ad oggi, che hanno fatto di questo piccolo centro una vera e propria città d’arte che continua ad imporsi con grande dignità all’attenzione culturale ed economica del mercato internazionale.

 

Il nostro viaggio si ferma a circa 200 km a sud, nel catanese, dove sorge la città di Caltagirone.

Le originarie testimonianze della civiltà caltagironese sono visibili sotto forma di tombe allineate con cura sulle balze rocciose, al modo dei mercanti elladici, che documentano la penetrazione dei greci fin nel cuore dei monti Erei. Un modo sicuro per capirla è certamente quello di risalirne le origini ripercorrendo la storia della produzione ceramica e studiando i motivi della nascita e dello sviluppo dell’arte.

 

Nel 1948 vennero ritrovati i resti di una fornace siceliota del V-IV secolo a.C. Gli scarti di vasellame ritrovati nella fornace dimostrarono che i colonizzatori e i siciliani cooperavano nel produrre ceramiche a figure nere e rosse. La fornitura di vasi era facilitata dall’abbondanza di buone argille e di legna per i forni.

I maiolicari occupavano un intero rione distinto da quello dei comuni vasai.

La ceramica caltagironese riuscì però a rifiorire nel Settecento seguendo nuovi indirizzi artistici, ispirati alle produzioni di Montelupo e Albisola. In questo periodo le fornaci produssero pavimenti a grandi disegni per chiese e palazzi, vasi con ornati a rilievo e dipinti, acquasantiere, lavabi, paliotti d’altare..

 

I manufatti ceramici sono esposti nel Museo regionale della Ceramica, provenienti principalmente dalle raccolte dell’Istituto per la Ceramica di Caltagirone e dal Museo Civico Locale. Il museo illustra attraverso la raccolta di manufatti, la produzione storica di ceramica nell’isola, dalla Preistoria fino agli inizi del Novecento. Il museo è articolato in tre sezioni: sezione del mondo antico; sezione medievale, con manufatti ceramici dal X – XV secolo; sezione moderna, con manufatti ceramici dal XVI – XIX secolo.

 

Per organizzare la vostra visita, vi consigliamo di rivolgervi agli Uffici Informazioni Turistiche delle varie città, che troverete in questo portale, nelle pagine dedicate alle città.

 

Fonti

Ricerche e censimenti del progetto Mater Ceramica

AiCC e Touring Club Italiano (a cura di) (2019), Le città della Ceramica, Milano, Touring Editore

Museo della Ceramica di Burgio, http://www.muceb.it/

Palazzo Scaglione, https://www.fondoambiente.it/luoghi/palazzo-scaglione

Museo della Ceramica S. Stefano di Camastra, https://www.museodellaceramica.com/

Museo regionale della Ceramica di Caltagirone, http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/database/page_musei/pagina_musei.asp?ID=2&IdSito=38

Monreale, dossier AiCC